Lo scrittore colombiano Gabriel García Márquez (1927-2014) fu spiato per 24 anni consecutivi dall'Fbi, compreso il periodo in cui conquistò notorietà internazionale. Tra il 1961 e il 1985 gli agenti federali statunitensi controllarono gli spostamenti e le frequentazioni dell'autore del capolavoro 'Cent'anni di solitudine', vigilando con cura sui suoi viaggi negli Usa e in America Latina.
E' stato il quotidiano 'The Washington Post' a rivelare il controllo sul Premio Nobel per la Letteratura 1982, citando i documenti recentemente declassificata dall'Fbi, l'agenzia investigativa della polizia federale, principale braccio operativo del Dipartimento della Giustizia degli Stati Uniti.
Il giornale statunitense precisa che l'Fbi ha declassificato 137 pagine di un'indagine sullo scrittore colombiano portata avanti per quasi un quarto di secolo, rivelando che per la prima volta García Márquez fu 'attenzionato' dagli investigatori nel 1961, quando per un mese fu alloggiato nell'Hotel Websterm di New York, accompagnato dalla moglie e dal figlio primogenito Rodrigo, per lavorare in un ufficio dell'agenzia di stampa cubana Prensa Latina. L'alloggio fu pagato 200 dollari.
Secondo quanto indica 'The Washington Time', fu il leggendario direttore dell'Fbi all'epoca della Guerra Fredda, Edgar J. Hoover, a chiedere di aprire un dossier segreto sullo scrittore colombiano, considerandolo sospetto per le sue simpatie per il regime cubano di Fidel Castro.