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In Italia 200mila con epatite C non diagnosticata

In Italia 200mila con epatite C non diagnosticata
26 aprile 2023 | 16.20
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In Italia vi sono almeno 200mila soggetti con epatite C ancora non diagnosticati. Una situazione che non ci mette in linea con quanto richiesto dall'Oms, ovvero l'eliminazione dell'infezione da Hcv entro il 2030. Se è vero che il Covid non ha facilitato le campagne di screening, in questo momento dobbiamo stimolare al massimo gli operatori sanitari impegnati nella cura e nella diagnosi dell'infezione dell'epatite C". Così Massimo Andreoni, professore emerito di Malattie infettive dell'Università di Roma Tor Vergata, e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit). E per accendere i riflettori sulla malattia, torna il progetto Hand (Hepatitis in Addiction Network Delivery), nato con l’obiettivo di anticipare la fase di screening dell’epatite C nella popolazione Pwid (People Who Inject Drugs) e in tutta l’utenza a rischio afferente ai Ser.D.

L’iniziativa, giunta alla sua quinta edizione, e che nel corso dell’anno interesserà l’Italia da Nord a Sud, toccando città come Vicenza, Milano, Lecce, Torino e Roma, ha accompagnato anche un iter istituzionale che ha consolidato il Fondo nazionale per lo screening gratuito e le delibere attuative regionali. Per la sua rilevanza a livello nazionale, Hand riceve anche per quest'anno il patrocinio delle società scientifiche Simit, Federserd, Sipad e Sitd. Il progetto - riporta una nota - promosso dal provider Letscom E3 con il contributo non condizionante di AbbVie, torna, dunque, in Italia per fare network dopo aver contribuito nelle edizioni passate, con l'attivazione di 60 network locali, l'erogazione di oltre 10.000 test rapidi anti Hcv, la formazione di circa 2.000 operatori con oltre 60 corsi Ecm.

"L’iniziativa - spiega Andreoni - si trova in un contesto che stenta a decollare. Lo Stato italiano ha dato il via libera a un finanziamento di 71,5 milioni di euro per procedere allo screening dell'epatite C alla popolazione nata tra il 1969 e il 1989, oltre a tutti i tossicodipendenti e detenuti. Se nei Ser.D. e nelle carceri lo screening sta procedendo abbastanza bene, nella popolazione generale, non sta accadendo lo stesso". Andreoni sottolinea che "questo è un problema estremamente rilevante, considerando che in Italia vi sono almeno 200mila soggetti con infezione da Hcv ancora non diagnosticati”. È dunque l'iniziativa è "fondamentale perché, nonostante la disponibilità di screening gratuito, questa strada non viene percorsa. L'epatite C è una malattia estremamente subdola che può portare a cirrosi epatica, epatocarcinoma, trapianto di fegato, fino al decesso". In Italia "abbiamo curato più di 200mila soggetti - precisa - il 98% dei quali sono guariti, hanno cioè eradicato completamente l'infezione grazie ad armi fortissime. Ormai la cura dell'epatite C si fa in due o tre mesi di terapia con poche comprese al giorno".

L'Italia “per screening e trattamento eravamo tra i Paesi più virtuosi – sottolinea l’esperto - grazie alla possibilità di usare farmaci da parte di chiunque fosse trovato positivo, senza alcuna limitazione. Purtroppo, tutto ha subito un rallentamento. Ora si tratta di avviare questa macchina: stiamo chiedendo una proroga per lo screening fino al 2025 e di allargare la fascia di età sulla popolazione, ovvero di fare screening anche ai soggetti nati tra il 1948 e il 1968".

Andreoni si sofferma su ciò di cui, a suo avviso, l'Italia ha bisogno per l'attuazione di tutti i piani di screening regionali. "Manca una sensibilizzazione a livello regionale – rimarca - Alcune regioni hanno avviato lo screening solo parzialmente, altre hanno individuato la modalità di screening e poi di 'linkage to care' ai diversi centri ma in realtà non hanno avviato in maniera efficace tutto questo. Ora, però non abbiamo più scuse legate alla pandemia. Ecco perché il progetto Hand, che coinvolge anche il personale infermieristico e tutti gli operatori sanitari, diventa fondamentale. Tutti noi dobbiamo essere partecipi di questa grande sfida, dato che a livello europeo l'Italia è sicuramente uno dei Paesi a più alta endemia dell'epatite C. Le istituzioni ci sono state vicine, il ministero della Salute è molto sensibile a questa problematica e si sta impegnando per portare le regioni ad attivare a tutti i livelli il massimo dell'attività per cercare di giungere all'eliminazione dell'epatite C, dalla popolazione generale a quelle determinate fasce d'età, dai Ser.D. fino alle case circondariali".

Uno screening che, secondo Andreoni, deve essere inserito negli obiettivi aziendali dei direttori generali: "Ogni volta che in ospedale arrivano persone della fascia di età compresa nello screening deve essere offerto proattivamente quello per l'epatite C. Un sistema che si è dimostrato estremamente efficace laddove è stato applicato". "Far sì che gli ospedali diventino un centro per lo screening sarebbe una grande spinta. Per valorizzarlo ancora di più - conclude - si potrebbe inserire questo strumento tra gli obiettivi che i Dg sono chiamati a raggiungere durante la loro attività".

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