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Cina, purghe e promozioni di Xi: perché aumentano i timori per Taiwan

Preoccupazioni in crescita al pari degli 'allarmi' per un leader cinese ormai senza limiti e di fatto incontestabile

Afp
Afp
25 ottobre 2022 | 12.11
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Crescono i timori per Taiwan. Aumentano dopo le 'purghe' di Xi Jinping, circondato da fedelissimi ai vertici del Partito comunista cinese. Preoccupazioni in crescita al pari degli 'allarmi' per un leader cinese ormai senza limiti e di fatto incontestabile, un leader con un potere consolidato dall'ultimo Congresso del Partito-Stato a livelli mai visti da decenni. C'è chi, evidenzia il Guardian che parla dei crescenti timori, si chiede se nel Partito sia rimasto qualcuno in grado di fermare Xi. Il Comitato centrale, il Politburo, il suo Comitato permanente e la Commissione militare centrale guidata da Xi, responsabile per l'Esercito popolare di liberazione, sono dominati da fedelissimi del leader cinese.

Pechino considera Taiwan, isola indipendente su cui il Pcc non ha mai governato un solo giorno, parte "inalienabile" del territorio cinese. E Xi vuole la "riunificazione". Negli ultimi anni il gigante asiatico ha intensificato l'attività militare e, sottolinea il giornale, altre forme di coercizione. Taiwan non cederà di fronte alle "minacce aggressive" della Cina, ha ripetuto anche oggi la presidente dell'isola, Tsai Ing-wen.

Secondo esperti di difesa, la Cina potrebbe essere in grado di invadere Taiwan nel 2027. Altri fanno riferimento al "rinnovamento della nazione" promesso da Xi e al centenario della Fondazione della Repubblica Popolare Cinese, nata nel 1949. Nel frattempo documenti ufficiali ed emendamenti allo statuto del Pcc hanno sancito l'inasprimento della posizione su Taiwan, dopo il libro bianco di agosto dedicato alla questione. E gli analisti e i decision makers a Taiwan studiano le modifiche per valutare se ci sia un'accelerazione nel 'calendario' di Xi.

Per Steve Tsang, direttore Soas China Institute, i cambiamenti della settimana scorsa, quella del Congresso, aumentano senza dubbio il rischio dell'uso della forza da parte della Cina contro Taiwan (23 milioni di abitanti), anche perché "Xi è sicuro che nessuno lo contraddirà mai". E, evidenzia il Guardian, tra le nomine alla Commissione militare centrale c'è un "astro nascente", il generale He Weidong. Dal 2019 il Comando orientale dell'Esercito popolare di liberazione è sotto la sua supervisione e sarebbe stato la mente delle maxi manovre militari avviate dalla Cina intorno a Taiwan dopo la visita di inizio agosto sull'isola della speaker della Camera Usa, Nancy Pelosi. Ora è il numero due della Commissione militare centrale.

Secondo il South China Morning Post, altre nomine - comprese quelle del generale Zhang Youxia e dell'ammiraglio Miao Hua - hanno 'background' simili, con 'focus' su Taiwan. Per il ministro della Difesa di Taipei, Chiu Kuo-cheng, tutto suggerisce che il Pcc stia "rafforzando la sua preparazione" per un'invasione. Il nuovo Comitato permanente del Politburo e la nuova Commissione militare centrale assicurano che gli ordini di Xi vengano eseguiti "anche se estremi" e "potrebbero includere una decisione di invadere Taiwan", ha commentato Victor Shih, docente di Scienze politiche della University of California.

"Penso che i rischi aumentino, ma credo Xi sia consapevole dei potenziali costi di un tentativo di presa militare di Taiwan e probabilmente sa che l'Esercito popolare di liberazione non è pronto", ha sintetizzato Bonnie Glaser, esperto di Cina del think tank German Marshall Fund.

Intanto la Cina protesta per una visita a Taiwan di un gruppo di parlamentari tedeschi, chiede di "porre fine immediatamente alle loro interazioni con le forze separatiste pro-indipendenza a Taiwan". E a inizio novembre il cancelliere tedesco Olaf Scholz sarà in Cina per la sua prima visita, con imprenditori al seguito, la prima di un leader occidentale dalla pandemia di coronvirus, il primo a incontrare Xi dopo il Congresso, mentre fa discutere in Germania - e non solo - il 'caso cinese' al porto di Amburgo. Secondo l'agenzia tedesca Dpa, il governo di Berlino sarebbe vicino a un 'compromesso' riguardo la partecipazione del gruppo Cosco nel terminal di Tollerort: in base a una "soluzione d'emergenza" Cosco Group potrebbe acquisire il 24,9% di Tollerort, non il 35%.

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