La missione EuNavFor Med, detta anche Operazione Sophia dal nome di una bambina data alla luce da una donna somala su una delle sue navi, è nata nel 2015, dopo il naufragio, avvenuto il 18 aprile di quell'anno al largo delle coste libiche, di un peschereccio, in cui morirono oltre 800 persone. Obiettivo della missione, per la quale si impegnò in particolare l'alto rappresentante dell'Ue per gli Affari Esteri, Federica Mogherini, era "adottare misure sistematiche per individuare, fermare e mettere fuori uso imbarcazioni e mezzi usati o sospettati di essere usati dai trafficanti di esseri umani", tutto questo "nel pieno rispetto del diritto internazionale", ricorda il ministero della Difesa.
La sede della missione è a Roma e il comando è italiano. Fino ad oggi, prima che la Germania si sfilasse, hanno partecipato all'operazione, che può contare su sei navi (tra cui l'italiana San Giorgio) e sei elicotteri, 26 Paesi europei. La missione EuNavForMed, che consente all'Italia, Paese guida, di tenere sotto controllo quello che avviene nelle acque del Mediterraneo Centrale, una zona di interesse strategico per il nostro Paese, punta anche ad attuare l'embargo all'export di armi verso la Libia, ad addestrare la Guardia costiera e la Marina libiche (il primo ciclo di addestramento, nel 2016, si è svolto sulla San Giorgio e sull'olandese Rotterdam), a condurre attività di sorveglianza e di raccolta informazioni.
La missione dall'ottobre 2015 opera in acque internazionali abbordando, perquisendo e sequestrando natanti sospettati di essere utilizzati per il traffico di esseri umani. Un rapporto della Camera dei Lord, riportato dal Daily Mail, nel 2017 accusò l'operazione Sophia di essere una "calamita per migranti". Tuttavia, anche se ha salvato migliaia di vite, Sophia non è una missione nata al fine di effettuare salvataggi in mare. Il mandato della missione è stato rinnovato a dicembre per tre mesi e si concluderà alla fine di marzo.