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Da rifugiato a ristoratore in Italia: "Per afghani fuga unica via, temo nuove tragedie"

07 marzo 2023 | 18.22
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Hamed Ahmadi vive in Italia dal 2016 e chiede alla comunità internazionale di prendersi le sue responsabilità, temendo l'arrivo di nuove barche e nuovi corpi con i Talebani al potere in un Paese privato di libertà e diritti

Da rifugiato a ristoratore in Italia:

Gli afghani ''non hanno altra soluzione se non quella di fuggire, di partire'' dal loro Paese. E la tragedia dell'immigrazione sulla costa di Crotone ''è l'ennesima, ma non sarà l'ultima''. Perché ''siamo tornati nelle mani di un gruppo super estremista'' dopo ''un esperimento fallito della comunità internazionale'' e ''se la comunità internazionale continua a fare finta che i Talebani siano cambiati e che possano portare stabilità'' all'Afghanistan, sulle coste italiane ''riceveremo altre barche, altri corpi''. Parla all'Adnkronos con amarezza Hamed Ahmadi, arrivato in Italia nel 2006, quando aveva 25 anni, per presentare un film al Festival di Venezia. Le minacce arrivate dall'Afghanistan mentre era in Italia per la casa di produzione Kabul Film lo hanno portato a chiedere lo status di rifugiato politico. ''Mi sento fortunato a essere qui, a essere riuscito a vivere in un Paese che mi permette di esprimermi e di cercare di creare un futuro migliore per me e per chi mi circonda'', dice da Venezia dove ora è diventato un ristoratore di successo.

''Fa bene chiunque scappa dall'Afghanistan'', ritiene Hamed Ahmadi, che all'indomani della salita al potere dei Talebani è riuscito a portare in Italia la sorella, l'attivista Zahara Ahmadi. ''E' da 45 anni che il mio Paese vive diverse tragedie. Abbiamo subito vari tipi di guerre, conflitti esterni e interni, e dopo un esperimento fallito della comunità internazionale siamo tornati nelle mani di un gruppo super estremista'', dichiara, ricordando come i Talebani ''hanno tolto diritti a tutti'' riducendo il Paese alla ''povertà e alla fame''. Ma ''se la comunità internazionale continua a fare finta che i Talebani sono cambiati, che possono portare stabilità al mio Paese, riceveremo altri corpi, altre barche e continueremo a soffrire''.

'comunità internazionale si prenda sue responsabilità'

Ahmadi ritiene che ''non dobbiamo continuare a fare finta che i Talebani siano cambiati e lasciare quel paese come è adesso, in mano a un gruppo che tra l'altro continua a ospitare il terrorismo internazionale''. Insomma, se ''la comunità internazionale ha deciso di regalare il governo dell'Afghanistan ai Talebani, deve prendersi le sue responsabilità''. Perché ''la storia non finirà qui'' se i Talebani non vengono ''obbligati a formare un governo ad ampia partecipazione, a rispettare le donne, i bambini, i diritti umani. Non esiste che metà del mio Paese non riesca a studiare, che nessuno possa fare musica, pittura, scultura. Per loro tutto è vietato''.

Dicendosi ''felice per mia sorella'', per essere riuscito a portarla in Italia nell'agosto del 2021 dopo il ritiro delle forze internazionali, Ahmadi dice che ''un'altra parte di me continua a essere triste, continua a piangere''. Perché ci sono ''altre situazioni, altri divieti, la mancanza di diritti umani, la mancanza di rispetto''. Quella che vive l'Afghanistan ''è una situazione di insicurezza totale verso il futuro''.

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