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Ucraina, l'analista: "Dugin un outsider, inusuale come obiettivo"

22 agosto 2022 | 18.11
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Ferrari (Ispi): "Non immagino reazioni particolarmente intense ad attentato in cui è morta la figlia"

credits: Rete55 /Youtube
credits: Rete55 /Youtube

Aleksandr Dugin "non è una persona di primo piano dell'establishment russo, è un outsider", e "non immagino reazioni particolarmente intense a questo attentato" che "è qualcosa di sconcertante, di inusuale, soprattutto per l'obiettivo politico: non un oligarca, non un uomo di potere, un intellettuale le cui idee possono piacere o non piacere ma che si è cercato di colpire e si è colpito tramite la figlia per ciò che diceva e non per ciò che faceva a livello politico". Lo dice all'Adnkronos Aldo Ferrari, capo del Programma Russia, Caucaso e Asia Centrale dell'Ispi e professore di Storia dell'Eurasia dell'Università Cà Foscari di Venezia, dopo l'attentato contro Darya Dugina, figlia di Aleksandr Dugin

La morte di Dugina è stata causata da "un atto di terrorismo del regime nazista ucraino", ha detto Dugin, del "brutale omicidio" della figlia avvenuto sabato sera "davanti a me". E' stato "un crimine vile e crudele", ha dichiarato il leader russo, Vladimir Putin, in un messaggio di condoglianze alla famiglia. Dopo le accuse dei servizi di Mosca, secondo cui la responsabile dell'attentato sarebbe una donna ucraina che avrebbe commesso l'attentato per conto dell'intelligence di Kiev, l'Ucraina è tornata a negare il proprio coinvolgimento e per Mikhailo Podolyak, consigliere della presidenza ucraina, "le vipere nei servizi speciali russi hanno iniziato una lotta interna".

"L'individuazione dei colpevoli naturalmente è tutta da verificare" e "chissà se verrà mai verificata in maniera corretta e oggettiva", commenta Ferrari, sottolineando come si rimanga "sempre in un campo aperto di ipotesi".

'Putin di lui non ha nessun bisogno, guerra proseguirà e quando si arriverà a trattative saranno molto difficili'

Dugina, sottolinea, "era solo una collaboratrice del padre, non aveva uno status particolarmente visibile" e "indubbiamente l'obiettivo era il padre". "Il padre è stato molto mitizzato o demonizzato in Occidente - rileva Ferrari - ma in realtà non è figura di primo piano nello scenario politico e intellettuale russo. Quello che si dice anche con molta intensità sul fatto che sia l'ideologo di Putin è, senza mezzi termini, falso, una sciocchezza, non è così". E, continua, "gli specialisti sanno bene che Putin di Dugin non ha nessun bisogno e non ci sono contatti tra i due. Dugin non ha ruoli istituzionali, non ha ruoli di consigliere di Putin". "E' un outsider per molti aspetti", rimarca, mentre restano gli interrogativi sul perché qualcuno lo abbia voluto colpire. "Il suo estremismo, la violenza con la quale da anni si batteva contro l'Ucraina può giustificare il sospetto che si tratti di una vendetta ucraina - afferma Ferrari - Ma rimangono sospetti".

Escludendo che "l'attentato possa essere particolarmente significativo per l'esito o comunque lo sviluppo del conflitto", Ferrari parla di una guerra - iniziata quasi sei mesi fa, il 24 febbraio scorso - che proseguirà. "E' possibile e forse è lo scenario meno terribile - dice - che al termine della conquista del Donbass, che la Russia comunque continua pur avanzando molto lentamente, Mosca possa sentirsi e dirsi vincitrice e quindi accettare di trattare". Ma, conclude, "saranno trattative molto, molto difficili" con l'Ucraina che "non vuole cedere neanche un centimetro quadrato di territorio e finché l'Occidente la sosterrà economicamente e militarmente potrà farlo".

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