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La polemica

Caio Mussolini replica a Serra

09 aprile 2019 | 11.46
LETTURA: 2 minuti

Il profilo del pronipote del Duce, intanto, torna online su Facebook

(Foto Fotogramma)
(Foto Fotogramma)

"Michele Serra si rivela come uno dei mandanti del clima d'odio che in questi giorni si sta scatenando contro la mia persona. Oggi scrive che dovrei vergognarmi del mio cognome (di cui invece vado orgoglioso) e di andare a vendere gelati -mestiere molto onorevole- a Guidonia, città fondata dal mio bisnonno (e primo esempio di architettura lecorbusieriana in Italia). Lo invito a venire a vendere gelati con me, così magari avrà anche l'onore di scoprire cosa sia la provincia italiana". Lo dice all'Adnkronos Caio Mussolini, candidato alle Europee per Fratelli d'Italia, replicando a quanto scritto oggi da Michele Serra su 'La Repubblica'.

Il giornalista su L'Amaca, infatti, oggi ha parlato proprio del pronipote del più noto Benito, partendo dal fatto che "In Italia, si sa, i conti con il fascismo non sono mai stati fatti per davvero".

L'attacco a Caio è arrivato nel finale. "Per esempio, se il pronipote del Duce non si chiamasse Caio Giulio Cesare, ma Beppe, e non si candidasse alle europee con Fratelli d'Italia, ma con un noioso partitello di centro, oppure non si candidasse affatto e gestisse una gelateria a Guidonia: beh, sarebbe già qualcosa", ha chiosato con una certa ironia Serra.

Intanto il candidato di Fratelli d'Italia in una nota annuncia che è tornato online su Facebook e non esclude di procedere per via legali nei confronti del social network di Mark Zuckemberg: "Il mio profilo personale è tornato on line. Facebook ha di fatto ammesso l'errore. Ringrazio Giorgia Meloni per il sostegno e l'enorme sollevazione popolare contro una sospensione vergognosa, che ha eseguito meccanicamente le segnalazioni di gruppo di centri sociali ed estremisti di sinistra. Mentre le immagini violente e le minacce di morte di questi odiatori di professione restano impunite. Ho comunque dato mandato ai miei legali di valutare un'azione legale contro Facebook per discriminazione".

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