Un tam tam insistente, serrato, per evitare uno scontro con 'morti e feriti' sul campo di un Senato reso ingovernabile da ostruzionismo, proteste, di ogni genere, compresa un'ipotetica occupazione. E' quello messo in campo da diversi 'sminatori' a palazzo Madama e di cui alla fine si fa in qualche misura portavoce Vannino Chiti, con la proposta di rimodulazione del calendario dei lavori per il ritorno ad un confronto politico costruttivo.
La proposta verrebbe formalizzata domani mattina in aula, alla prima occasione utile, compresa la verifica di un rischio di mancanza del numero legale. E' probabile che anche le opposizioni si pronuncino formalmente sulla proposta, che però dovrà fare i conti con la condizione esplicitata in serata dal premier Matteo Renzi e che si dovrebbe tradurre nell'ultima offerta del capogruppo Pd Luigi Zanda davanti all'assemblea. A quel punto dovrebbe essere una conferenza dei capigruppo convocata dal presidente del Senato Pietro Grasso a decidere il percorso.
Si tratterebbe, in sostanza, di rinviare ai primi di settembre solo il voto finale sul provvedimento mentre l'articolato, reso sostanzialmente più leggero con l'eliminazione di qualche migliaio di emendamenti sui quasi ottomila totali, dovrebbe aver ottenuto il via libera prima della pausa estiva. Avendo partecipato alle riunione che si sono susseguite nell'ufficio di Chiti, alla partita non potrebbero considerarsi estranei (se non altro perché sono loro ad aver fatto la parte del leone con gli emendamenti) i senatori di Sel. Che però, a quanto si è appreso, chiariranno le loro condizioni soltanto domani, quando sarà la capogruppo Loredana De Petris a prendere la parola in aula.