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Un anno di Giorgia Meloni, la versione di Roberto D'Agostino a Piazzapulita

15 dicembre 2023 | 13.38
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Dalla foto con Macron e Scholz passando per l'opposizione "all'interno della maggioranza" fino all'incubo della premier sull'economia: il punto di Dagospia sull'esecutivo

Roberto D'Agostino a Piazzapulita
Roberto D'Agostino a Piazzapulita

Ospite negli studi di Piazzapulita a La7, Roberto d’Agostino - 'padre' di Dagospia - analizza con Corrado Formigli un anno di governo Meloni, tra faide interne alla maggioranza e prospettive future della coalizione.

Si parte dalla foto a tre con Meloni, Macron e Scholz seduti al tavolo del ristorante di un hotel di Bruxelles alla vigilia del Consiglio europeo. Foto rubata o di propaganda? "No - replica 'Dago' -, è una foto autentica. Cosa ci racconta? Hanno discusso del patto di stabilità , ma in un certo modo diciamo perché il patto, l'accordo c'è. Anzi - aggiunge - lo poteva firmare lo stesso ministro dell'Economia Giorgetti, ma lei lo ha stoppato perché vuole essere lei a programmare a sbadierare la vittoria sulla trattativa del famoso pacchetto con il Mes. Chiaramente è una supercazzola delle sue solo per allocchi perché si sa benissimo che il Mes poi andrà firmato e lo dovrà firmare". E' tutto? No. "Lei sta ovviamente in una crisi, dovrà contraddire quello che ha detto all'opposizione. Ne ha dette di tutti colori contro l'Europa, come la famosa frase 'la pacchia è finita'. Poi sa benissimo che il voto in Parlamento sul Mes scatenerà il suo alleato. Perché l'opposizione della Meloni non è a sinistra, è all'interno della maggioranza. Salvini - dice Dago - ha capito la strategia di Meloni, che è quella di assorbire o emarginare. A questo punto, lui non aspetta nient'altro che Fratelli d'Italia voti a favore del Mes per dire a tutti 'vedete, la Lega è l'unica che non tradisce, l'unico coerente dei partiti mentre FdI è un traditore servo degli europoteri'".

Ma Salvini, obietta Formigli, "non può mica andare da un'altra parte, deve rimanere in maggioranza, non può mica far cascare il governo...". "Attento - ribatte Dago - il problema non è questa cosa qui perché il collante di questo governo è il potere: assumi questo, dai i soldi a quest'altro. Ma quello che Salvini rischia, dopo aver perso la gallina dalle uova d'oro che era la Regione Lombardia, è di essere assorbito da questo camaleontismo di Giorgia Meloni, che ha tante maschere tutte insieme. C'è una Giorgia Meloni che va con una faccia all'estero e una Giorgia Meloni che ritorna a casa. All'estero con Macron, Scholz, quando va da Biden fa gli occhioni, fa gli occhioni con i poteri forti stranieri. Vedi il suo filoatlantismo o l'appoggio incondizionato all'Ucraina. Poi quando arriva in Italia si rimette il fez e comincia a dire 'qui comando io'. Allora, quando si ribellano i due partiti alleati, le parte l'embolo: è la sindrome di assedio che lei ha".

Ma Meloni cerca di metterli in riga? "Ma qui è ricominciata la battaglia, una guerra iniziata dal giorno in cui Salvini, Ronzulli, in collegamento con la Fascina, portarono Berlusconi a dare la sfiducia al governo Draghi. Cosa che la Meloni non voleva assolutamente fare perché lei sapeva benissimo che aveva davanti a sé una legge finanziaria, Pnrr. Erano tante rogne e non voleva prendersele. A questo punto, quando Salvini vede che FdI l'aveva superato, scavalcato, sorpassato, sa benissimo che la rendita di stare all'opposizione della Meloni lo avrebbe completamente cancellato. Quindi, si dicono, a questo punto' bisogna fermare il governo Draghi perché se no va a finire che diventiamo dei vassalli, dei giullari della Meloni'. Lo fanno cadere, lei diventa ovviamente presidente e a quel punto scoppia una guerra vera. Perché? Perché lei ad esempio, che non voleva andarci, quando arriva il momento del grande ritorno di Berlusconi in Parlamento con lui che si aspettava l'arco di trionfo, dà l'ordine di votare presidente del Senato La Russa. Avendo già la lega ottenuto il presidente della Camera Fontana e lei a Palazzo Chigi, era ovvio che Berlusconi si aspettasse un gesto di rispetto. Non era nelle condizioni fisiche per farlo lui, ma voleva fare ancora il king maker. E quindi da lì parte quella guerra, di cui oggi abbiamo i vari risultati, quando Berlusconi fa quel famoso foglietto e poi le dice in faccia 'il tuo compagno è un mio dipendente' e Meloni replica 'non sono ricattabile'".

E qui si arriva al caso Giambruno. E' una conseguenza di questa guerra? "Una conseguenza enorme, ma quale uscita estemporanea di Ricci?! Il video -spiega Dago - stava da oltre tre mesi nel cassetto. Che succede a quel punto? Che Forza Italia, di cui i proprietari sono la famiglia Berlusconi, comprende - vista l'energia di un peluche che ha Tajani - che il partito era diventato irrilevante. Questi pensano che piano piano... e invece cosa si trovano? La famigerata tassa sugli extraprofitti bancari. Lei, che ovviamente accusa, col favore delle tenebre ha deciso quella tassa sulle banche senza avvisare nessuno". E tra le banche, rimarca Formigli, c'è anche Mediolanum della famiglia Berlusconi. "Esatto. Ma perché fa questo? Perché Fazzolari, il Rocco Casalino della Meloni, pensa che legnare le banche sia un acchiappa consenso. Come l'ha presa questa decisione? Durante una cena in trattoria con Salvini dove hanno fatto uno scambio: tu Lega otterrai chissà quando l'autonomia differenziata e in cambio mi dai l'ok. A quel punto Forza Italia dice 'te stai a allargà', e lì interviene Marina Berlusconi e poi, guarda caso, arriva il fuorionda su Andrea Giambruno. Nessuno può pensare che Antonio Ricci possa mandare fuorionda come cazzo gli pare - sbotta Dago -. Quello è poco ma sicuro. Ed è un bell'avviso, un antipasto partendo con Giambruno...". Ma la tassa sugli extraprofitti è stata poi smontata, dice Formirgli. "Ma quelli avevano nei cassetti qualsiasi cosa", ribatte Dago.

Riforma costituzionale ultima arma in mano a Meloni? "No, quello è veramente un mezzo di distrazione di massa, smettiamola con queste michiate. E' un mezzo di massa. Ricorda, il vero incubo della Meloni è la situazione economica, soldi. La gente non sa cosa sia il Mes o il Patto di stabilità. Ma quando le tue tasche cominciano a svuotarsi, quando vedi che la rata del mutuo si raddoppia, i prezzi dei prodotti aumentano e devi arrivare a fine mese, a questo punto la gente ci mette un attimo il segno sul partito e sulle scheda elettorale. Il referendum sulla riforma costituzionale? Non ci sarà mai. Lei continuamente fa queste sparate - continua D'Agostino -, ma il vero problema è quello di parlare dell'economia, dello stato delle cose perché col patto di stabilità, il cuneo fiscale oggi non pensare che riesci a mettere a posto le tasche degli italiani. L'unica cosa che manca contro la Meloni sono quelli che l'hanno votata, cioè il popolo, 'la ggente', che quando avrà dei problemi per andarsi a comprare un panettone o per andare in vacanza, solo lì andrà contro. Noi - conclude - dobbiamo fare i conti con la serva".

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