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Teatro: 'Come ne venimmo fuori', il ritorno al futuro di Sabina Guzzanti

07 novembre 2015 | 13.15
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Teatro: 'Come ne venimmo fuori', il ritorno al futuro di Sabina Guzzanti

Sabina Guzzanti torna in scena con il monologo, scritto da lei stessa, 'Come ne venimmo fuori'. Una sorta di ritorno al futuro che le offre il pretesto per raccontare il presente, con la consueta ferocia. "Siamo nel futuro, in una giornata di festa, una sorta di 25 aprile che celebra la fine di un periodo storico tristissimo che, in questo futuro, viene chiamato 'secolo di merda'", spiega Guzzanti all'Adnkronos.

Lo spettacolo sarà in scena a Bergamo al Teatro Creberg il 13 novembre, quindi a Varese (14 novembre) e a Brescia (17 novembre) proseguendo poi in tour nelle principali città italiane, da Napoli a Bari, a Palermo, Genova, Bologna, Roma, Torino, per citarne alcune, fino ad aprile 2016, ed è già stato testato in due anteprime, "a La Città del Teatro di Cascina dove abbiamo fatto anche le prove e con una data in Calabria, per sperimentarlo con pubblici diversi", racconta Guzzanti, aggiungendo che "è andata bene".

Nel suo 'Come ne venimmo fuori", diretto da Giorgio Gallione, con musiche di Paolo Silvestri e scenografia di Guido Fiorato, Sabina è SabnaQƒ2: "Quel 'secolo di merda' aveva portato catastrofi immani e la gente del futuro non ha più voglia di pensarci, di parlarne, neanche per celebrarne l'anniversario della fine. Io tengo una sorta di conferenza e difendo l'idea che invece è importante capire cosa è successo. L'opinione più diffusa è che nei primi decenni del 2000 fossero tutti degli imbecilli che si erano fatti imporre uno stile di vita bestiale, io dico che non è così, che c'erano delle ragioni per cui si erano ridotti a quel modo".

"Parlo dei social, della riforma della scuola, di quella del lavoro, di tutto quello che gradualmente, ma neanche tanto, ha fatto perdere il giudizio alla gente. Discorsi satirici alternati a un racconto storico, in forma umoristica, sul pensiero economico dominate dal 600 ad oggi, che poi sarebbe ieri", aggiunge Guzzanti.

Lo spettacolo "ha un centro emotivamente attraente: l'idea che siamo nel futuro e che questo presente è passato è un'idea balsamica, mette in uno stato d'animo di serenità, provoca una sorta di euforia che si traduce in tante risate", spiega Guzzanti, sottolineando che oggi "siamo tutti increduli all'idea che le cose possano cambiare, viviamo in un sistema ideologico che ci fa pensare che il cambiamento sia impossibile. Questa è la forza dell'ideologia dominante".

Il 'passato' nella piece sono gli anni che vanno dal 1990 al 2041, il 'presente' è un futuro temporalmente indefinito ma comunque finalmente armonico e civile, dove il denaro è tornato ad essere semplicemente un mezzo e non più un fine. Quanto al luogo "non c'è un centro di gravità geografico, certo io parlo in un posto che un tempo si chiamava Italia e che pare fosse bellissimo ma del quale nulla è arrivato al futuro, perhè hanno rubato tutto, pardon 'privatizzato'", dice ancora Guzzanti.

In poco meno di due ore di messa in scena si accavallano una ricerca storica accurata, "la preparazione è stata lunga" afferma l'autrice, l'esame del nostro presente con la sua tv, le sue convinzioni economiche e politiche, i passaggi storici nodali, in una conferenza-spettacolo sull’attualità politica e sociale, anche attraverso l’interpretazione di una galleria di personaggi contemporanei: "Li faccio, li faccio, da Berlusconi a De Filippi, da Marcegaglia a Merkel", rassicura Guzzanti, per tutti gli affezionati alle sue imitazioni. Inutile chiedere, infine 'Come ne venimmo fuori', da questo presente, lei, ovviamente, rifiuta di rispondere: "Non lo dico neanche sotto tortura, chi vuole saperlo deve vedere lo spettacolo", e sorride.

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