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Musica: Pascuzzo smette di fare l'avvocato e torna con 'Pascouche'

25 aprile 2015 | 17.33
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Il musicista: "Forse il punto di vista che mi ha portato agli studi giuridici e ad affrontare la musica scegliendo la canzone 'impegnata' è il medesimo. La canzone tuttavia richiede una ricerca più interiore, più dentro se stessi, che all’esterno". No Tav, omofobia, violenza sulle donne, la Costituzione, i viaggi della speranza, il machismo fra i temi toccati dall'artista

Antonio Pascuzzo
Antonio Pascuzzo

Avvocato e musicista, Antonio Pascuzzo dice stop alle arringhe e si fa travolgere solo dalla musica che ora lo vede protagonista di un nuovo progetto discografico: 'Pascouche', una bizzarra crasi fra il suo nome e lo stile manouche che è la cifra di questo suo primo album da solista, dopo la soddisfazione che gli ha portato 'Rossoantico', finalista Tenco 2011. Un titolo, dunque, che già racconta la sua virata: dai suoni rotondi ed evocativi della tradizione bandistica popolare allo stile gitano. "E' una strada nuova, nata da un’esigenza di non enfatizzare; sono canzoni nate voce e chitarra, senza timori o soccorsi, il brano c’è o non c’è", spiega il musicista all'Adnkronos.

Lo spazio per fare l'avvocato si è via via assottigliato: "Negli ultimi anni l’attività musicale e la ricerca che ha accompagnato la scrittura dell’album mi hanno completamente assorbito", dice, ma la sua tensione ideale non resta ai margini e invade le sue canzoni. "Forse il punto di vista che mi ha portato agli studi giuridici e ad affrontare la musica scegliendo la canzone 'impegnata' - dice Pascuzzo - è il medesimo; la canzone tuttavia richiede una ricerca più interiore, più dentro se stessi, che all’esterno".

Nella canzone, prosegue, "il tentativo è quello di estrarre l’emozione che suscita un fatto, portarne fuori i gli umori le sensazioni. La canzone rispetto ad una arringa è muta, scarna, non racconto il diritto violato, ma la ferita inferta; la canzone non cerca la riparazione dell’offesa è la sua consolazione". 'Pascouche', infatti, raccoglie 14 brani che denunciano, difendono, sollecitano, a partire 'Alta felicità' che apre l'album con il ritmo vertiginoso innescato dall'assolo di Angelo Debarre, il grande chitarrista considerato l'erede di Django Reinhart.

Nel brano che apre l'album, 'Alta felicità' il musicista rilegge la vicenda dei 'No Tav'

Un brano che rilegge la vicenda dei 'No Tav', contrapponendo velocità e felicità. "Siamo al mondo per essere felici tutti - osserva Pascuzzo - e per non negare la felicità ad altri. Questo criterio mi aiuta a schierarmi, a valutare se a mio giudizio una cosa sia buona o cattiva. Le giustificazioni razionali davanti a questo setaccio crollano. In un paese dove crollano i ponti delle autostrade, e intere regioni sono isolate, dove capoluoghi di regione non sono raggiunti dai binari, spacciare l’alta velocità tout court per progresso, cozza contro lo stesso significato di progresso, inteso come miglioramento della qualità della vita: è una mistificazione".

"Vado sul concreto. Gli abitanti di una città in cui il treno ad alta velocità non fa fermate - entra nel merito l'artista - avevano prima la possibilità di partire, imbarcandosi dalle stazioni vicine alle loro case, oggi saranno costretti a fare centinaia di chilometri per raggiungere le poche 'grandi stazioni' dove si ferma il Tav; non tutti vivono a Roma, Milano o Firenze".

"Pertanto - spiega Pascuzzo - se queste ragioni crollano sotto il peso della logica, la violenza sui luoghi e sulle persone che si ribellano a questa imposizione (come è il caso di Luca Abbà l’attivista caduto dal traliccio e rimasto in coma per difendere la sua lotta) diventa arroganza. Quando poi si attacca il dissenso espresso da un poeta che dovremmo proteggere, come Erri de Luca, il potere è quello del marchese del grillo, 'io so io…e voi…' e lo Stato nega se stesso e la sua Costituzione. Quindi - prova a ipotizzare Pascuzzo - se il fine tornasse ad essere la felicità….". Come dire, sarebbe un fine che riarmonizzerebbe tutto.

La violenza sulle donne, la Costituzione, l'omofobia fra i temi dell'album

Anche gli altri 13 brani parlano chiaro e forte. In 'Fado del partigiano', il secondo dell'album, il ritmo incalzante e le immagini struggenti sono in difesa di una "Carta fatta a brandelli", la Costituzione (le corde del Fado per l’occasione sono del fadista Marco Poeta ospite del disco). 'Un bacio', terza traccia del disco, è ispirata al bacio di due atlete russe che protestano contro le leggi omofobe di Putin E così come loro hanno risposto all’oscurantismo con la bellezza, anche il brano si scioglie nel Calypso dei 13 ukulele dei Sinfonico Honolulu. E poi c'è 'Lulù': un brano che tratta la violenza sulle donne dove le corde di archi e chitarre (Adriana Ester Gallo agli archi, Giorgio Secco alla chitarra e Marco Poeta alla chitarra portoghese) accompagnano i personaggi della storia come nel teatro dei pupi.

"'Pascouche' - racconta Antonio Pascuzzo - è un viaggio e, per raccontare le storie da cui nascono le canzoni, prendo in prestito le musiche del mondo. Il forsennato incalzare del Manouche in 'Alta felicità' è per domandarsi…"a cosa serve un treno supersonico”; la malinconia del fado accompagna le sorti della carta costituzionale, il fiore che ci ha regalato il partigiano sciupato da una società decaduta; le atmosfere western in 'Calabrisella' esprimono la lotta contro il machismo maschilista calabrese, che tocca l’abisso nell’efferato omicidio di Fabiana Luzzi; le sonorità cubane per descrivere i viaggi della disperazione degli schiavi dei giorni nostri in 'Le Berte'; le fanfare balcaniche di 'Rivoluzione' che scoprono i nervi scoperti di un popolo sedato che sceglie di fare le barricate con i mobili degli altri".

La copertina, infine, ha in sé una dedica, chiara e forte, in un gesto: le corna. Antonio Pascuzzo, infatti, fa lo stesso gesto che fece Pino Daniele nella foto della cover del suo album 'Scio'. "Negli ultimi anni ho avuto la fortuna della sua amicizia - dice - E poi quella di Pino Daniele resta la voce che ho ascoltato di più, dopo quella dei miei genitori. Ho sentito i suoi dischi di continuo. Stavo finendo di registrare questo album proprio nei giorni in cui è morto e la cosa mi ha segnato particolarmente". Tanti, infine, gli ospiti di questo disco: non solo Angelo Debarre ne ha concepito l'arrangiamento, ma i Solis String Quartet, Francesco Forni e Ilaria Graziano, i Sinfonico Honolulu, i Rossoantico, Pericle Odierna, Giorgio Secco e Adriana Ester Gallo, Marco Rinalduzzi e tanti musicisti e amici. Per il suo valore artistico e culturale il progetto è entrato nel catalogo dell’etichetta Parco della Musica Record, notoriamente riservata ai grandi maestri del jazz.

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