‘’Sem inspiracao’’. ‘’Sem convencer’’. Non c’è bisogno di traduzione. Questo Brasile non piace al Brasile. La foto a nove colonne del volo plastico di Ochoa, il portiere disoccupato, il nuovo eroe messicano, che si allunga fin dove non si può per respingere la ‘’cabecada’’ di Neymar è soltanto una consolazione. Nessuno la pensa come Scolari che a chi gli chiedeva che cosa è mancato per vincere, ha risposto: ‘’O amuleto’’, un po’ di fortuna. No. I brasiliani esigono di più. Scrivono addirittura che è il peggior inizio di Mondiale dal 1978.
A Copacabana avevano deciso, per consentire alla gente di scatenarsi in una grande festa, di chiudere al traffico l’Avenida Atlantica dalle 17,45, ora del fischio finale, a mezzanotte. Non ce n’è stato bisogno. Sono rimasti tutti casa. Sul lungomare c’erano solo comitive molto rumorose di cileni, pronti oggi alla sfida clou con la Spagna. Le pagelle dei giornali elogiano solo Thiago Silva e David Luiz, ma qui aspettano le magie dei Vavà, dei Didì, dei Pelè; i gol dei Ronaldo e dei Romario; al limite le geometrie dei Falcao, dei Cerezo, dei Socrates, anche se poi perdono contro l’Italia.
Dei difensori centrali non sanno che farsene. Neymar lo salvano, ma è troppo solo, dicono. Felipao sbaglia anche formazione: se abbiamo attaccanti scarsi, come Fred o Jo, allora meglio mettere centrocampisti un po’ più di talento come Willian. La certezza di vincere il Mondiale sfuma. Il fantasma del 1950 torna a manifestarsi. Tristeza, por favor va embora.