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Ue resta nel mirino, migranti strumentalizzati per guerra ibrida

E' l'avvertimento degli esperti del think tank del Parlamento Europeo

 - (Afp)
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06 settembre 2023 | 09.05
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L'Unione Europea rimane una "meta attraente" per chi vuole migrare e, anche a causa della sua collocazione geopolitica, "è stata e probabilmente rimarrà" un "obiettivo" primario per la "strumentalizzazione delle migrazioni irregolari". E' l'avvertimento degli esperti del think tank del Parlamento Europeo, che in un rapporto pubblicato di recente, "Future Shocks 2023 - Anticipating and weathering the next storms", sulle minacce che l'Unione potrebbe dover affrontare nel prossimo futuro, dedicano un capitolo proprio alla strumentalizzazione delle migrazioni irregolari.

L'Ue ha realizzato definitivamente che le migrazioni possono essere usate come un'arma impropria nel 2021, quando la Bielorussia di Aleksandr Lukashenko ha "orchestrato una crisi al confine esterno dell'Ue, facilitando e incoraggiando cittadini di Paesi terzi ad entrare irregolarmente nell'Ue". Ma non è stato il primo, né l'unico caso: nel febbraio 2020, ricordano gli esperti, il governo turco permise "a 13mila persone di attraversare il confine con la Grecia" (cosa che spinse Ursula von der Leyen a recarsi in loco e a definire Atene lo "scudo" dell'Europa); nel marzo 2021 "il Marocco ha consentito a circa 10mila persone di attraversare irregolarmente il confine con l'enclave di Ceuta". L'uso dei migranti come arma nella guerra ibrida, notano gli analisti del Parlamento, è un "vecchio strumento geopolitico", che può avere diversi fini. E' anche efficace e relativamente economico, dato che "possono bastare poche persone bloccate al confine per creare una crisi umanitaria".

Nell'attuale contesto internazionale, "sempre più instabile ed ostile", si rischia seriamente che la strumentalizzazione dei migranti diventi "la nuova normalità" ai confini orientali dell'Ue. La Russia, notano gli esperti, sta già organizzando nuovi collegamenti aerei tra il Nordafrica, il Medio Oriente e l'enclave di Kaliningrad, che confina direttamente con l'Ue (Polonia e Lituania).

Usare i migranti come arma rientra nell'arsenale della cosiddetta guerra ibrida, notano i ricercatori del Parlamento. E' una tattica che mette in difficoltà l'Ue, spesso orientata a rispondere adottando "forti misure di contenimento", che "tendono a indebolirne la statura come attore internazionale che fissa delle regole e le rispetta". Proprio questo, sottolineano, potrebbe essere l'obiettivo di chi strumentalizza i migranti: mettere l'Unione "pubblicamente in imbarazzo", minarne l'unità e la credibilità come attore che "promuove la democrazia e i diritti fondamentali a livello globale".

Come ha ulteriormente dimostrato il caso della Bielorussia, ricordano gli esperti, all'Ue serve un "sistema complessivo di gestione delle migrazioni e dell'asilo", che prenda in considerazione anche i rischi dell'uso strumentale di chi parte in cerca di una vita migliore. Gli analisti del Parlamento tracciano quindi quattro scenari, assegnando a due di essi un grado di probabilità "elevato". E' anzitutto probabile, prevedono, che "in assenza di grandi cambiamenti", i confini dell'Ue resteranno "sotto stress".

Paesi vicini "ostili" tenteranno di trovare nuovi punti deboli (come l'enclave di Kaliningrad e "nuove rotte marittime") e "sfrutteranno le divisioni in Europa provocate dalle ansie popolari in materia di migrazioni". Questo porterà ad adottare misure di "contenimento", che privilegeranno "la sicurezza dei confini", a detrimento dei "diritti dei migranti". Un altro scenario assai probabile, per gli analisti, è che i confini dell'Ue diventino più "rigidi". L'Unione, in questo quadro, diviene un "obiettivo costante" per la strumentalizzazione dei migranti, sia lungo i confini orientali che su altre rotte migratorie, come "Balcani e Mediterraneo" (entrambe toccano l'Italia, ndr).

Questo, nello scenario tratteggiato dagli analisti del Parlamento, spingerà gli Stati ad "agire rapidamente", prima ancora di riformare il sistema, cosa che porterà a focalizzarsi sulle "poche cose sulle quali la maggioranza degli Stati sembrano concordare", vale a dire "il rafforzamento dei confini" e una stretta sulla sicurezza. Verrebbero quindi costruite "barriere" ove possibile, cosa che ostacolerebbe "in modo formidabile" chi cerca protezione internazionale, "peggiorando la situazione dei migranti irregolari". L'esternalizzazione della politica di asilo aumenterebbe il rischio che le migrazioni vengano usate strumentalmente.

Allo scenario più roseo, quello dei "confini amichevoli", in cui vengono ripristinati "ordine e calma" ai confini esterni, viene attribuito un grado di probabilità basso. Anche quello più fosco, "confini al collasso", viene giudicato poco probabile. In quest'ultimo caso, i confini esterni dell'Ue si "disintegrano", lasciando i soli Stati membri a tutelarli da "attacchi ibridi multipli e ripetuti". Le divisioni tra gli Stati membri vengono "amplificate". Sotto la pressione di partiti "fortemente antimigranti", vengono chieste riforme dei trattati volte a restituire agli Stati pieni poteri in materia di migrazioni e confini. L'area di libera circolazione di Schengen viene "smantellata". La libertà di movimento all'interno dell'Ue ne esce "minata", con costi "significativi" per il mercato unico, fortemente indebolito.

Per evitare che uno scenario simile diventi realtà, gli analisti del Parlamento raccomandano di procedere il prima possibile verso una "gestione efficace" dei confini esterni e verso un sistema Ue di migrazione e di asilo "ben funzionante", basato su regole "chiare, eque e che vengono fatte rispettare". Ciò diminuirebbe le "vulnerabilità" che rendono la strumentalizzazione dei migranti una tattica "attraente" per alcuni Paesi. Infine, anche una cooperazione con i Paesi terzi che tenga conto dei loro "interessi" e delle "sfide" che hanno di fronte potrebbe "diminuire i rischi di strumentalizzazione".

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