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Professioni: arrivano norme Uni per archivisti e bibliotecari

23 luglio 2014 | 17.02
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Si amplia corpus normativo su non regolamentate.

Professioni: arrivano norme Uni per archivisti e bibliotecari

Lontani ormai dall’immagine romantica e romanzata dei custodi di immense biblioteche e archivi polverosi, le figure del bibliotecario e dell’archivista hanno ricevuto nuova linfa e un nuovo riconoscimento. A partire dalle due norme Uni appena pubblicate, che riguardano le attività professionali non regolamentate: la Uni 11535 sulla figura professionale del bibliotecario e la Uni 11536 sulla figura professionale dell'archivista.

Raccogliere, selezionare, organizzare e rendere accessibili documenti e informazioni è il ruolo del bibliotecario che, in tempi di catalogazione e gestione digitale, si è arricchito di compiti e funzioni, divenendo un 'mediatore' tout court tra il patrimonio di conoscenze e gli utenti delle biblioteche.

“Considerate da sempre luoghi della memoria scritta, ma anche veri istituti della democrazia, le biblioteche rappresentano ancora oggi lo strumento per eccellenza che garantisce l’accesso libero alla conoscenza. Proprio questa funzione strategica della biblioteca è stata calata nella scrittura della norma e utilizzata per definire in modo chiaro e preciso i requisiti della professione”, afferma Giovanna Merola, coordinatrice del Gruppo di lavoro Uni 'Qualificazione delle professioni per il trattamento di dati e documenti' della commissione Uni 'Documentazione e informazione'. “La norma elenca i compiti e le attività che sono comuni alla professione - precisa Merola - mantenendo una flessibilità che tiene conto dei diversi contesti di riferimento (biblioteche pubbliche, private, specializzate, ndr) e dei diversi aspetti della professione. Ma senza abdicare ai principi del codice etico e deontologico adottato dall’Aib, Associazione italiana biblioteche”.

Garantire agli utenti l’accesso e la consultazione dei documenti, da quelli cartacei a quelli digitali, delle informazioni possedute o accessibili, erogare servizi di carattere educativo e culturale, selezionare, organizzare e tutelare le raccolte e la conservazione dei documenti, gestire i servizi informativi, svolgere attività di studio e di ricerca sulle discipline legate alla professione: sono alcuni dei compiti che la norma Uni stabilisce per il bibliotecario, a tutela e garanzia degli utenti ma anche del patrimonio culturale.

Speculare è l’impostazione della norma Uni 11536 sulla figura professionale dell'archivista, il cui compito, ormai storicamente consolidato, è quello di sovrintendere ai processi di produzione documentaria e gestire correttamente dati e documenti. L’archivista deve saper organizzare e conservare tutti i materiali, indipendentemente dalla loro forma: documenti cartacei, file digitali, video, registrazioni musicali.

La norma traduce in un corpus organico e standardizzato l’insieme delle competenze e dei requisiti che negli anni la figura dell’archivista ha accumulato, complice la diffusione anche in questo settore della catalogazione digitale e della comunicazione in rete. La norma stabilisce i compiti fondamentali dell’archivista: governare gli archivi, promuovere presso la comunità e gli utenti la conoscenza dei materiali conservati, amministrare anche dal punto di vista finanziario e contabile la struttura.

"La pubblicazione delle due norme, oltre ad essere coerente con le disposizioni della legge 4/2013 sulle professioni non regolamentate, riveste particolare attualità - sottolinea una nota dell'Uni - anche per la coincidenza con l’approvazione, nel mese di giugno, della legge per il riconoscimento dei professionisti dei beni culturali, la cosiddetta 'legge Madia', ('Modifica al codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, in materia di professionisti dei beni culturali, e istituzione di elenchi nazionali dei suddetti professionisti'), grazie alla quale alcune nuove professioni entrano nel codice dei beni culturali e altre, storiche, sono rafforzate nel loro valore".

“L’idea che l’ambito culturale possa fare da sfondo a una norma tecnica può cogliere di sorpresa molti, ma non costituire una novità per coloro i quali hanno scelto il mondo dei beni culturali come loro oggetto di studio e ambiente professionale", afferma Paola Manoni, presidente della commissione Uni 'Documentazione e Informazione'.

"L’esigenza di uniformare le attività e i servizi connessi alla gestione e alla fruizione di tali beni con l’applicazione di modelli normativi - prosegue - si spiega con la moderna concezione del concetto di patrimonio culturale, inteso come bene da condividere, non solo a livello nazionale. Patrimonio che supera i confini e collega comunità internazionali, al fine di rendere universale e condivisa la conoscenza dei prodotti intellettuali dell’umanità. Diviene allora possibile la comunicazione interculturale, lo scambio di dati, la condivisione di strumenti e di repertori grazie alla concezione di modelli comuni”.

“Questo connubio tra cultura e norme tecniche -aggiunge Manoni- è suggellato in Italia dalla commissione 'Documentazione e Informazione' dell’Uni in cui lavorano, a titolo volontario, esperti provenienti da biblioteche, archivi, enti statali e di ricerca".

"I destinatari delle norme promosse dalla commissione - conclude - coprono un settore di mercato molto ampio e variegato, in cui gli attori sono sia organizzazioni profit, come nell’ambito dell’editoria, del commercio e dei produttori di sistemi di gestione relativi al contesto di riferimento, sia istituzioni non profit, come biblioteche, centri di documentazione, archivi, musei, e più in generale tutte le strutture afferenti al comparto culturale del public government”.

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