In Sardegna un’antica tradizione della Settimana Santa lasciata dalla cultura spagnola in quattro secoli di dominazione. Tutti incappucciati e in tunica bianca tra chiasso assordante e silenzi assoluti
Le grandi processioni della Settimana Santa, particolarmente nelle vecchie Città regie della Sardegna, sono uno dei segni più importanti che la cultura spagnola ha lasciato nell’Isola dopo quattro secoli di dominazione. Durante le celebrazioni della Pasqua le strade e i vicoli di Iglesias, per esempio, offrono alcuni fra i momenti più veri di una tradizione “immutabile” nel tempo. Si parte il Martedì Santo con la processione dei “Misteri”, sette sculture lignee portate a spalla per le viuzze del paese che raccontano la Passione. I riti, con i suggestivi cortei dei “Baballottis” (giovani fedeli che sfilano per la città indossando tunica bianca e cappuccio), proseguono il Giovedì Santo con la processione dell’Addolorata e il Venerdì Santo con le processioni del Monte (la mattina) e del Descenso (la sera) caratterizzata dal chiasso assordante di matraccas, tamburi e matracconi all’inizio e dal silenzio assoluto alla fine del corteo. Le celebrazioni si concludono la domenica di Pasqua con la processione del “S’Incontru” (l’Incontro) e il martedì successivo con quella del “S’Inserru”, la Chiusura. www.arciconfraternitasantomonteiglesias.org
(Adnkronos/Travelnews24.it)