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Bce, analisti concordi: domani 'inevitabili' nuove mosse Draghi

09 marzo 2016 | 15.46
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Bce, analisti concordi: domani 'inevitabili' nuove mosse Draghi

Un taglio di dieci punti sul tasso sui depositi (scendendo così a -0,40%) e almeno dieci miliardi in più al mese in acquisti titoli nel quadro del Quantitative Easing, possibilmente allargando gli interventi a bond regionali, così da superare il problema dalla carenza di titoli di stato tedeschi. Queste, sintetizzando, sono le aspettative più diffuse fra gli analisti guardando alla riunione di domani del Consiglio Direttivo della Bce, chiamata a dare nuove risposte a un quadro macroeconomico - l'inflazione in primis, ma anche crescita e credito - che preoccupa non poco.

Secondo Ben May di Oxford Economics nuovi interventi "sembrano inevitabili" visto che "gli ultimi sondaggi hanno fornito indicazioni sul fatto che le debolezze esterne e quelle dei mercati finanziari stanno iniziando ad intaccare il clima di fiducia". L'economista inglese evidenzia il rischio che le aspettative di inflazione vengano "disancorate" con chiari rischi per l'economia dell'Eurozona. Di qui la convinzione che il taglio sui depositi possa toccare i 20 punti "anche se questa risposta difficilmente cambierà lo scenario" e potrebbe convincere il Consiglio Direttivo "che il rischio di fare troppo sia forse inferiore a quello di fare troppo poco".

Dalla Bce, in base alle nuove regole sulla comunicazione, da una settimana vige il silenzio più stretto: ultima sortita, il 2 marzo con un discorso di Yves Mersch, membro del Comitato Esecutivo, in cui si contestava l'idea che la politica monetaria dell'Eurotower - soprattutto quella sui tassi - fosse 'automaticamente' dannosa per la redditività del settore bancario. Parole che sono sembrate l'ennesima conferma (Draghi lo ha fatto più volte in queste sei settimane) su una volontà di rimettere in funzione il 'bazooka'.

Su rendimenti 'troppo' negativi un monito da Svizzera e Svezia

Per Andrew Bosomworth, responsabile di Pimco a Monaco di Baviera, "la Bce è prossima a finire il proprio margine di manovra sui tassi", per questo "sarà molto cauta nell'abbassare quello sui depositi sotto lo 0,50%: tassi fortemente negativi potrebbero finire con l'avere più costi che benefici, soprattutto per le banche della periferia dell'Eurozona". Bosomworth ricorda come i tassi negativi in Svezia e Svizzera (rispettivamente a -0,50% e -0,75%) in realtà si sono trasformati "paradossalmente" in tassi più alti sui mutui e sui prestiti dal momento che gli istituti hanno cercato di recuperare redditività su questo fronte, non potendolo fare altrove.

Un altro punto focale è quello della liquidità: a giugno si terrà l'ultima asta del programma 'mirato' TLTRO e la Bce potrebbe pertanto annunciare un piano sostitutivo, magari - spiega Ben May - "con condizioni meno rigide vista la limitata richiesta nelle ultime aste".

Sul fronte tassi e QE da Rabobank si mostra maggiore prudenza (quindi ipotizzando un taglio di soli 10 punti sui depositi) perché - spiegano gli analisti - "anche se sono possibili interventi più drastici, le mosse di questa settimana difficilmente saranno le ultime, quindi la Bce deve tenere alcune misure di riserva".

Domani le nuove stime su crescita e inflazione, previste revisioni al ribasso

Gli analisti di HSBC giudicano "improbabile" una estensione del QE mentre Christian Schulz della banca Berenberg sembra riflettere la posizione tedesca, chiaramente riluttante dinanzi a nuovi impegni della Banca Centrale Europea: "Ci attendiamo interventi modesti, anche perché il ritorno dei mercati a condizioni più tranquille ha ridotto la necessità di interventi drastici" spiega l'economista che vede "molto ridotte le possibilità che la Bce si avventuri in nuovi territori estendendo gli acquisti a bond corporate: pensiamo a un aumento modesto degli acquisti a 70-75 mld e a un taglio del tasso sui depositi di 10 punti, compensando le banche con un tasso 'generoso' sulle operazioni di rifinanziamento a lungo termine".

Domani peraltro la Bce diffonderà le nuove stime di crescita e inflazione, che saranno quasi certamente riviste al ribasso: secondo Holger Schmieding, di Berenberg, il taglio potrebbe essere di 0,2 punti sul Pil 2016 (quindi con una crescita all'1,5%) e fino a 0,3 punti sull'inflazione, che si attesterebbe a un deludente +0,7%.

Ma c'è infine chi, come Keith Wade, capo economista di Schroders, suggerisce che "dopo la delusione di dicembre, forse è arrivato il momento che le autorità di politica monetaria pensino a qualcosa fuori dagli schemi, se vogliono mantenere la propria credibilità". Per Wade "risposte di politica monetaria simili a quelle già date in passato, cioè tagli dei tassi o un’espansione del QE, potrebbero non produrre nel medio periodo risultati significativamente diversi da quelli osservati finora, con crescita e inflazione basse, in un contesto di espansione economica globale debole".

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