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Bonomi, 'difendere industria, serve risposta robusta e di sistema'

12 aprile 2022 | 13.37
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"Un’eventuale soluzione ravvicinata del conflitto avrebbe l’effetto di attenuare gli impatti ma non di azzerarli. Ed è per questo che continuiamo a ritenere insufficiente l’approccio di brevissimo periodo sinora seguito dal Governo. Serve una risposta più robusta, di sistema e soprattutto duratura". E' quanto sottolinea il presidente di Confindustria Carlo Bonomi in audizione sul Def presso le Commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato. "Il quadro macroeconomico del Def che delinea una crescita tendenziale del Pil al 2,9% nel 2022 basato su una contrazione dello 0,5% nel primo trimestre, una ripresa nel secondo e nel corso dei mesi estivi un ritorno a una crescita a ritmi sostenuti, appare ottimistico e sembra non cogliere le straordinarie difficoltà dell’attuale situazione", prosegue il presidente degli industriali.

"Da una nostra indagine svolta su un campione di imprese associate emerge che oltre il 16% delle imprese ha già ridotto la produzione. E oltre 1/3 indica di poter continuare soltanto per 3 mesi senza sostanziali sospensioni. Quindi tra due mesi e mezzo, quasi 1 impresa su 2 avrà ridotto la produzione", avverte Bonomi.

Lo scenario economico, spiega "è dominato dalle estreme tensioni e incertezze generate dall’invasione russa in Ucraina. La guerra si innesta su un quadro già reso difficile dal perdurare della pandemia, delle pressioni al rialzo sui prezzi di varie commodity, dal reperimento di materie prime e materiali e dei colli di bottiglia in alcune catene di fornitura globali. Per l’Italia, il gas russo copre il 38% del consumo. I rincari di petrolio e gas - prosegue - stanno facendo crescere i costi delle imprese con un aumento della bolletta energetica italiana che, ai prezzi attuali, sarebbe di 5,7 miliardi su base mensile, 68 miliardi su base annua".

"Le imprese hanno finora in gran parte assorbito nei propri margini, fino ad annullarli in alcuni casi, questi aumenti dei costi. I margini erosi spiegano perché l’inflazione di fondo in Italia è la più bassa in Europa (1,7% a marzo)" osserva.

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