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Cina: negozianti Xinijang vendano alcol e fumo per 'indebolire' Islam

06 maggio 2015 | 19.45
LETTURA: 3 minuti

Le autorità della regione hanno imposto a negozianti e ristoratori di vendere nei loro esercizi bevande alcoliche e sigarette, mettendo in mostra i prodotti in espositori ben segnalati. La pena, per i trasgressori, è la chiusura dell'attività e la persecuzione legale. Il provvedimento rientra nelle iniziative intraprese per contrastare la diffusione della religione islamica

(Infophoto) - INFOPHOTO
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Alcol e fumo per 'indebolire' l'Islam. Le autorità cinesi della regione dello Xinijang, a maggioranza musulmana, hanno imposto a negozianti e ristoratori di vendere nei loro esercizi bevande alcoliche e sigarette, mettendo in mostra i prodotti in espositori ben segnalati. La pena, per i trasgressori, è la chiusura dell'attività e la persecuzione legale. Il provvedimento rientra nella serie di iniziative che il governo locale ha recentemente intrapreso per contrastare la diffusione dell'Islam in questa regione della Cina nordoccidentale, e abitata dalla minoranza degli Uiguri, di religione islamica.

Tra le altre disposizioni, il divieto per le donne di indossare il niqab e quello rivolto a bambini e funzionari governativi di frequentare le moschee e rispettare il di digiuno durante il Ramadan. A questi si aggiungono poi gli atti governativi mirati a scoraggiare gli uomini a farsi crescere la barba. Oltre a contenere la diffusione della religione islamica, l'obiettivo delle autorità cinesi, sottolinea il "Washington Post", è quello di arginare il malcontento verso le autorità centrali e frenare la violenza dilagata nella regione negli ultimi due anni.

Nel villaggio di Aktash, nella parte meridionale dello Xinijang, l'intervento delle autorità è stato massiccio, racconta a Radio Free Asia Adil Sulayman, funzionario locale del Partito Comunista. In questa zona, infatti, il governo ha stabilito che tutti i ristoranti e i supermercati islamici debbano vendere cinque differenti marchi di alcolici e sigarette, mettendone i prodotti in vista in appositi espositori. "L'attività di chi trasgredirà la legge e non rispetterà quanto ordinato verrà sospesa, sui negozi saranno apposti i sigilli e contro i proprietari si procederà in tribunale", ha scritto sul suo profilo Twitter l'emittente radiofonica.

Secondo quanto detto a Radio Free Asia da Sulayman, ad Aktash la vendita di alcol e sigarette è stata sospesa nel 2012, perché i commercianti "temevano il pubblico disprezzo". "Qui - continua il funzionario - è in atto una campagna che indebolisce la religione e questi provvedimenti sono parte di quella campagna".

Secondo Radio Free Asia, la prefettura di Hotan, dove si trova il villaggio di Aktash, è diventata "un focolaio di violenze e scontri tra la minoranza etnica e le forze di sicurezza locali, con accoltellamenti e sparatorie".
Nella regione, riferisce infine Sulayman, sono circa 60 i negozi e i ristoranti che si sono adeguati a quanto imposto dalla legge e non ci sono stati scontri né violenze.

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