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Cospito, sui domiciliari giudici si riservano: 5 giorni per decidere

24 marzo 2023 | 10.34
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Procura generale di Milano: "No a domiciliari, Cospito stia in ospedale"

(Foto Adnkronos)
(Foto Adnkronos)

I giudici del tribunale della Sorveglianza di Milano si sono riservati al termine dell’udienza - durata circa due ore - sulla richiesta di differimento pena “per motivi di salute” per Alfredo Cospito, l'anarchico in sciopero della fame dal 20 ottobre scorso per protestare contro il regime del 41 bis. La difesa, rappresentata dall’avvocato Flavio Rossi Albertini, chiede che il detenuto possa scontare la sua pena ai domiciliari, a casa della sorella.

LA PROCURA GENERALE - La procuratrice generale di Milano Francesca Nanni e il pg Nicola Balice hanno espresso parere negativo durante l’udienza. Quello della procura generale è un parere non vincolante per i giudici del tribunale di Sorveglianza che si sono riservati sul caso.

La procura generale di Milano ha chiesto, con riferimento all'articolo 11 dell'ordinamento penitenziario - "visto che le condizioni di salute permangono invariate e gravi" - che resti in maniera stabile nel reparto detenuti dell'ospedale San Paolo fino a quando le sue condizioni non saranno compatibili con un vero istituto di pena. Una richiesta volta a garantire il massimo delle cure, anche in caso di crisi improvvise.

La procura generale ha espresso parere negativo alla scarcerazione citando la giurisprudenza esistente sul caso che stabilisce che la richiesta va respinta "se la patologia è autodeterminata". Parere a cui si sono associati anche la procura generale di Torino e quella nazionale Antimafia (con l'invio di relazioni alle parti) che, inoltre, hanno ribadito la "pericolosità" del detenuto che viene descritto, da chi ha interloquito con lui oggi, come una "persona lucida e determinata".

DECISIONE NON PRIMA DI LUNEDÌ - I giudici - la presidente del tribunale di Sorveglianza Giovanna Di Rosa, il magistrato Ornella Anedda e due esperti - dovranno tener conto della scelta di Cospito di non alimentarsi e su questo punto le sentenze della Cassazione sono piuttosto esplicite nel considerare la scelta del detenuto di rifiutare il cibo "non un motivo valido per ottenere gli arresti domiciliari".

La valutazione attiene anche la "compatibilità" con il carcere, la possibilità di garantire le cure da casa e "l'umanità" della pena dietro le sbarre dato lo stato di salute. Cospito si trova all’ospedale San Paolo a causa delle sue condizioni di salute, stabili ma precarie, dopo la decisione di proseguire da cinque mesi lo sciopero della fame contro il regime del 41 bis. I giudici hanno cinque giorni per decidere e secondo quanto si apprende da fonti giudiziarie la decisione non arriverà prima di lunedì.

IL LEGALE - Cospito è pronto a terminare la sua protesta se gli venisse concesso “di tornare a casa” oppure se il tribunale di Sorveglianza “liberasse altri detenuti dal 41 bis” in particolare “persone anziane e malate che vogliono tornare a riabbracciare la propria moglie dopo 30 anni” di duro regime carcerario, ha spiegato il difensore, l’avvocato Flavio Rossi Albertini, al termine dell’udienza milanese.

PRESIDIO A MILANO - Oggi una quarantina di persone appartenenti a gruppi anarchici ha dato vita a un presidio davanti al Tribunale di Milano per manifestare solidarietà ad Alfredo Cospito. “Oggi siamo qui - hanno spiegato gli organizzatori - perché questo rimane il luogo deputato a scegliere se salvare la vita di Alfredo o no. Abbiamo pensato di mantenere il presidio qui e di non andare al San Paolo anche perché al San Paolo c’è la sofferenza di tanti, non solo quella di Alfredo. E anche lui, quando è stato ricoverato lì, ha espresso il suo dispiacere per creare del disagio in un ospedale. Oltre ad avere un grande coraggio, Alfredo ha un cuore grandissimo e noi speriamo che il suo cuore lo sostenga”.

“Alfredo - hanno aggiunto - sta portando avanti la lotta non soltanto per lui, ma anche per tutti quelli che, appartengano alla mafia o meno, sono sottoposti come lui al regime del 41 bis, un regime di tortura che non può esistere. Una tortura dalla quale ti salvi solo se chini la testa e rinneghi te stesso”.

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