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"Crisi o transizione energetica?", come l'Ucraina cambia la strategia Ue di Fantacone e Floros

15 settembre 2022 | 15.45
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"L'invasione dell'Ucraina ha impresso una drammatica accelerazione alla crisi energetica, ma non ne è stata l'innesco. Neanche la fisiologica risposta dei mercati all'uscita della recessione provocata dal Covid, rivelatasi molto più rapida del previsto, può spiegare, da sola, gli eccezionali picchi del prezzo del gas e delle altre fonti fossili". A scriverlo sono Stefano Fantacone e Demostenes Floros che nel loro libro 'Crisi o Transizione energetica? Come il conflitto in Ucraina cambia la strategia europea per la sostenibilità' (Diarkos) propongono una lettura diversa: "la lettura che proponiamo in questo volume - scrivono gli autori - evidenzia piuttosto il legame venutosi a determinare fra gli obiettivi della transizione green e la riconfigurazione dei mercati delle energie tradizionali".

Il riferimento, sottolineano, "è in particolare alla lacune riscontrabili nella strategia europea, che si trova oggi costretta all'interno della peggiore delle combinazioni possibili: il contestuale aumento dei prezzi dell'energia del presente e dell'energia del futuro". Il problema con la transizione energetica, rilevano gli autori, "è, nei fatti, che se pure tutti concordano sulla sua necessità, ancora non ci sono le convenienze di mercato a realizzarla". La scelta verde, attualmente, osservano, "è, insomma, una scelta che impone un costo. E naturalmente per le famiglie e imprese è cosa ben diversa farsi carico dei costi della transizione in un contesto di bassi prezzi delle energie tradizionali, piuttosto che a fronte di una vera e propria esplosione delle bollette e dei costi di produzione".

Condizione necessaria ancorché non sufficiente per la transizione, sottolineano Stefano Fantacone e Demostenes Floros, è che "non vi sia scarsità di energie fossili, ossia che i prezzi di queste ultime rimangano stabili o comunque all'interno di una fascia di oscillazioni compatibile con l'espansione dell'economia. Questa condizione ha iniziato a indebolirsi nella seconda parte del 2021 per venire definitivamente meno con la guerra in Ucraina". Infatti, rilevano, nell'arco di 18 mesi, tra gennaio 2021 e giugno 2022, il prezzo del gas naturale è aumentato in Europa del 420%, il costo del petrolio è balzato da 52 a 115 dollari per barile e il carbone ha registrato un incremento del 366%. "Il rialzo dell'inflazione che ne sta derivando mette a repentaglio la ripresa postpandemica e rende accidentato il percorso della transizione green", sottolineano.

Per Fantacone e Floros la situazione che si è venuta a creare è riconducibile, in particolare, all'aver sottovalutato "la dimensione geopolitica dei mercati dell'energia" e questo ha reso l'Italia e l'Europa "particolarmente vulnerabili allo shock di prezzo postpandemico". Una vulnerabilità che trova immediata misurazione, osservano, nell'aumento del costo dell'energia importata registrato nel 2021: +181% in Italia, +135% in Germania, +101% in Cina e India e +69% negli Stati Uniti. "Uno shock dunque con origine comune, ma con effetti asimmetrici, perché colpisce alcuni Paesi - segnatamente quelli europei - molto più degli altri".

La scelta del gas e della Russia da parte dell'Europa, sottolineano gli autori, era una strategia che "conteneva chiari elementi di razionalità" in vista della transizione energetica: "il gas naturale è infatti la meno inquinante delle fonti fossili ed è quindi logico privilegiarne l'utilizzo nel corso della transizione energetica. La Federazione Russa presentava poi vantaggio di essere un fornitore affidabile e a basso costo, senza contare il significato politico che rivestiva un allargamento dell'integrazione verso Est". Una soluzione "alla Pangloss" che "dietro alle apparenze del migliore dei mondi possibili nascondeva contraddizioni letali". E ora l'Europa si ritrova a dover gestire il gioco della domanda e dell'offerta di gas naturale "avendo perso il controllo della prima e senza avere mai avuto il controllo della seconda".

Stefano Fantacone è dal 2010 direttore del Centro Europa Ricerche, esperto di valutazione quantitativa delle politiche pubbliche e di modelli di previsione macroeconomica, svolge abitualmente relazioni pubbliche sull’andamento dell’economia italiana e internazionale presso sedi istituzionali (Ministero dell’Economia e delle Finanze, Cnel, Corte dei conti, Ufficio parlamentare di Bilancio). Demostenes Floros è un'analista geopolitico ed economico. È docente presso il Master in Relazioni internazionali d’impresa Italia-Russia dell’Università di Bologna, oltre a essere responsabile e docente del IX corso di Geopolitica istituito presso l’Università Aperta di Imola (Bologna). Dal 2019, è Senior Energy Economist presso il Centro Europa Ricerche. Per Diarkos ha pubblicato il saggio: Guerra e Pace dell’Energia. La strategia per il gas naturale dell’Italia tra Federazione russa e Nato (2020).

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