
L'audizione si è svolta nelle scorse settimane
Il direttore dell'Agenzia per le informazioni e la sicurezza esterna (Aise) Giovanni Caravelli e il direttore dell'Agenzia per le informazioni e la sicurezza interna (Aisi) Bruno Valensise sono stati sentiti come testimoni dai pm delle procure di Roma e Napoli, titolari dell’indagine sul caso Paragon, lo spionaggio di telefoni e conversazioni di giornalisti e attivisti venuto a galla nel febbraio scorso grazie a una comunicazione di Meta e messo in atto attraverso il sofisticato 'spyware' della società israeliana Paragon Solution. Un’audizione che, a quanto si apprende, si è svolta nelle scorse settimane.
Nell’inchiesta, che vede il coordinamento della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo, al momento contro ignoti, si procede per accesso abusivo a sistema informatico e quanto previsto all’articolo 617 del codice penale su reati informatici, cognizione, interruzione o impedimento illecito di comunicazioni o conversazioni telegrafiche o telefoniche e installazioni abusiva di apparecchiature atte ad intercettare.
Intanto lo scorso giugno è stato affidato dai pm l’incarico agli specialisti della Polizia Postale e ai consulenti per effettuare accertamenti tecnici irripetibili sui dispositivi telefonici usati dalle parti lese nel procedimento: il fondatore di Dagospia Roberto D’Agostino, i giornalisti Eva Vlaardingerbroek, Francesco Cancellato e Ciro Pellegrino e gli attivisti di Mediterranea Luca Casarini, Giuseppe Caccia e don Mattia Ferrara. Accertamenti necessari a chiarire se i dispositivi siano stati tutti ‘infettati’ e se si tratti dello stesso software-spia. In particolare si cerca una ‘impronta’, un codice alfanumerico che identifichi lo spyware. I risultati sono attesi nelle prossime settimane.