Ala Al Aswani, 'sogno della rivoluzione egiziana è ancora vivo'

Il romanziere egiziano a Pordenonelegge in anteprima nazionale ha presentato il suo nuovo romanzo, "Ad Alessandria gli alberi camminano" (Feltrinelli)

Ala Al Aswani, 'sogno della rivoluzione egiziana è ancora vivo'
18 settembre 2025 | 18.57
LETTURA: 3 minuti

"Alessandria d'Egitto era un modello di tolleranza e coesistenza, nella città convivevano molte comunità e molti egiziani di origine europea. Oggi molto è cambiato, anche se resiste un germe di quella cultura che io percepisco, il senso di un luogo inclusivo a prescindere dalla provenienza dei suoi abitanti". Lo ha detto lo scrittore egiziano Ala Al Aswani presentando oggi a Pordenonelegge in anteprima nazionale il suo nuovo romanzo, "Ad Alessandria gli alberi camminano", appena pubblicato da Feltrinelli.

Ambientato a metà degli anni Sessanta, in una Alessandria abitata da armeni italiani francesi greci ed ebrei prima del colpo di stato militare del 1952, il romanzo nel racconto delle vite individuali e dell'esperienza umana restituisce la storia e i suoi rivolgimenti, facendo scoprire al lettore un Egitto laico e cosmopolita, negli anni della monarchia di Re Faruk.

Lo scrittore, noto anche per il bestseller "Palazzo Yacoubian" (Feltrinelli), ha sottolineato come il suo nuovo romanzo, pur ambientato nel passato, parli profondamente al presente, e rifletta una visione politica chiara: "Resto ottimista: l'Egitto merita la democrazia, ha messo in atto una rivoluzione grandiosa qualche anno fa, ed è poi scivolato nelle maglie della controrivoluzione. Ma i rivoluzionari sono rimasti lì, a milioni: il sogno della rivoluzione è ancora lì e il futuro è dalla nostra parte, è dalla parte di noi rivoluzionari. Vinceremo".

Appassionato, carismatico, narratore di un’umanità con cui i lettori riescono a soffrire e amare pagina dopo pagina, Ala Al Aswani ha spiegato così il suo mestiere: "una volta Isabel Allende mi ha raccontato che gli scrittori portano già dentro di sé tutte le storie e i romanzi che scriveranno. Si tratta solo di ‘estrarli’ dal profondo di sé, di farli maturare. Il romanzo non è analisi, ma è vita, vicende dei personaggi, gioia e sofferenza. Quando esistono i protagonisti del nostro romanzo, solo allora ci possiamo dedicare alle analisi, e raccontarle per bocca loro".

Con una prima tappa nel nord-est d'Italia, inevitabile che l'attenzione si sposti sul caso di Giulio Regeni, una questione irrisolta nei rapporti fra il governo italiano e quello egiziano. "È una storia molto triste. Ho incontrato una volta Giulio Regeni al Cairo, mi è sembrato una persona brillante, un giovane intellettuale, un gentleman una persona onesta. Mi sento molto a disagio per il trauma che la sua vicenda ha lasciato - ha detto lo scrittore - Si tratta di una grave violazione dei diritti umani perpetrata in Egitto, dove sono all’ordine del giorno i casi di tortura cui vengono sottoposti i cittadini incarcerati nelle prigioni. È così che funziona il regime. Molti governi occidentali parlano dei diritti umani, ma se ci sono di mezzo industrie e interessi, allora la pressione cala. Questa nel nome di Giulio Regeni e del rispetto dei diritti umani è una battaglia che appartiene a tutti, italiani ed egiziani. Ma in generale credo che ci troviamo in un momento molto negativo della storia: abbiamo raggiunto un livello di disumanizzazione che non ha precedenti, lo rileviamo anche nelle dichiarazioni dei politici. Quanto all’Egitto, dove non vivo più da molto tempo, posso affermare con sicurezza che il regime Al Sisi ha ottimi rapporti con Israele, ci sono molte prove: l’Egitto importa immense quantità di gas, finanziando così il governo israelianp E chiunque si azzardi anche solo a sventolare la bandiera palestinese in Egitto finisce in prigione". (di Paolo Martini)

Riproduzione riservata
© Copyright Adnkronos
Tag
Vedi anche


SEGUICI SUI SOCIAL

threads whatsapp linkedin twitter youtube facebook instagram

ora in
Prima pagina
articoli
in Evidenza