L'Antico Egitto a Roma, alle Scuderie del Quirinale 'Tesori dei Faraoni'

130 capolavori provenienti dal museo Egizio del Cairo e dal museo di Luxor potranno essere ammirati dal 24 ottobre al 3 maggio 2026

L'Antico Egitto a Roma, alle Scuderie del Quirinale 'Tesori dei Faraoni'
23 ottobre 2025 | 17.29
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L'antico Egitto arriva a Roma. Una selezione di 130 capolavori che svelano la storia di una civiltà millenaria, infatti, mostreranno tutta la loro bellezza e il loro fascino nella mostra 'Tesori dei Faraoni', allestita alle Scuderie del Quirinale e aperta al pubblico dal 24 ottobre al 3 maggio 2026. Le opere, provenienti dal museo Egizio del Cairo e dal museo di Luxor, molte delle quali esposte per la prima volta fuori dal loro Paese, propongono di fatto un viaggio nell'antica cultura egizia attraverso le sue forme più alte e insieme più intime: il potere, la fede e la vita quotidiana. Il percorso espositivo - visitato a porte chiuse dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella - si apre ponendo al centro l'oro, materia di cui sono composti i primi capolavori presentati: il sarcofago dorato della regina Ahhotep II, la Collana delle Mosche d’oro, antica onorificenza militare per il valore in battaglia, e il collare di Psusennes I. Curata da Tarek El Awady, già direttore del museo Egizio del Cairo, la mostra "segnerà un prima e un dopo", ha detto il ministro della Cultura Alessandro Giuli che ha sottolineato: "L'abbiamo fortemente voluta e abbiamo voluto che si tenesse qui a Roma".

"E' una mostra affascinante, come ha detto il Presidente della Repubblica - ha aggiunto - che esalta anche il rapporto che c'è tra l'Italia e l'Egitto". Si tratta "di uno rapporto che oggi vive in un presente di cooperazione, solidarietà, proiezione di progetti comuni per l'avvenire". Per Giuli, inoltre, la mostre si inserisce pienamente "in un disegno complessivo, il piano Mattei per l'Africa, che è uno dei punti più forti e qualificanti del governo di cui faccio parte e dell'istituzione che rappresento; un pilastro essenziale per la costruzione di dialogo, pace e stabilità nel Mediterraneo, in Africa, nel Mediterraneo allargato, in quel grande continente che amiamo definire Eurafrica. Questa mostra rappresenta una stretta di mano ideale che ci accompagna da tempo immemore e che oggi sorregge un'attività di diplomazia culturale".

Intorno al corredo funerario di Psusennes I, scoperto a Tanis nel 1940, che apre la mostra, si concentrano amuleti, coppe e gioielli che, dopo tremila anni, conservano intatta la loro luce. Dalla magnificenza regale si entra nell’universo del rito e del passaggio, dove la morte è intesa come trasformazione. Il monumentale sarcofago di Tuya, madre della regina Tiye, domina una sezione dedicata alle pratiche funerarie e alla fede di rinascita. Attorno, le statuette shabti, i vasi canopi e un papiro del Libro dei Morti raccontano la precisione quasi scientifica con cui gli Egizi preparavano il viaggio nell’aldilà: un insieme di formule, immagini e strumenti per attraversare il mondo invisibile e rinascere alla luce di Ra.

"Ales con questa mostra - ha sottolineato Fabio Tagliaferri, il presidente della società in-house del ministero della Cultura cui è affidata la gestione delle Scuderie del Quirinale e che produce l'esposizione insieme a MondoMostre, - vuole ancora una volta confermarsi il luogo dove l'Italia parla al mondo, dove la cultura diventa diplomazia. Questa è una mostra che vuole rivolgersi a un pubblico molto ampio, di esperti, ma anche a un pubblico di giovani, di studenti. Auspichiamo, e siamo sicuri, che avrà un risultato in termini di presenze che lasceranno tutti noi essere esterrefatti. Ad oggi, abbiamo venduto 40.000 biglietti in prevendita e questo ovviamente lascia ben sperare, auspichiamo di raggiungere il mezzo milione di visitatori", ha ipotizzato Tagliaferri dicendo che la mostra "ha un costo di 3,5 milioni di euro". Il percorso si apre poi al volto umano della regalità. Le tombe dei nobili e dei funzionari, come quella di Sennefer, svelano la quotidianità del potere, la devozione e il senso del dovere di chi serviva il faraone come garante dell’ordine cosmico. In dialogo con queste figure, la poltrona dorata di Sitamun, figlia di Amenofi III, restituisce un’intimità sorprendente: un oggetto domestico, usato in vita e poi deposto come dono nella tomba dei nonni, testimonianza rara di affetto e continuità familiare.

Una delle sezioni più attese è dedicata alla 'Città d’Oro' di Amenofi III, scoperta nel 2021 da Zahi Hawass. Gli utensili, i sigilli e gli amuleti provenienti da questo sito restituiscono la voce degli artigiani e dei lavoratori che costruivano la grandezza dei faraoni. Lì, tra le officine e le case, la civiltà egizia appare nel suo volto più umano e produttivo, capace di unire ingegno tecnico e senso religioso in ogni gesto. La mostra culmina nel mistero della regalità divina. Le statue e i rilievi che chiudono il percorso sono tra le espressioni più alte dell’arte faraonica: l’Hatshepsut inginocchiata in atto d’offerta, la diade di Thutmosi III con Amon, la Triade di Micerino, fino alla splendida maschera d’oro di Amenemope, dove il volto del re, levigato e perfetto, diventa icona di un corpo che appartiene ormai al divino. In chiusura, la Mensa Isiaca – eccezionalmente concessa dal Museo Egizio di Torino – riannoda il filo simbolico che da Alessandria conduce a Roma, testimoniando l’antico legame spirituale e culturale tra i due mondi.

"E' stato fatto un ottimo lavoro di allestimento", ha affermato Sherif Fathy, ministro egiziano del Turismo e delle Antichità che ha promesso: "Non sarà l'ultima mostra che verrà ospitata in Italia, ce ne saranno altre". (di Carlo Roma)

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