cerca CERCA
Venerdì 26 Aprile 2024
Aggiornato: 07:35
10 ultim'ora BREAKING NEWS

Da Toaff al suo biografo, così ricordano Papa Wojtyla

27 aprile 2014 | 09.45
LETTURA: 8 minuti

Da Toaff al suo biografo, così ricordano Papa Wojtyla

IL RABBINO CAPO EMERITO ELIO TOAFF - ''Nella Pasqua ebraica del 1987 Papa Wojtyla mi scriveva perché mi facessi portavoce presso la mia Comunità dei suoi voti volti a proseguire insieme, ebrei e cristiani, nel cammino della libertà e della fede nella speranza, con la gioia che è nei cuori durante la grande solennità pasquale, 'Ricordiamoci in ogni momento della nostra vita -sottolineava Papa Giovanni Paolo II - che l'uomo è fatto a immagine di Dio". Il giusto delle nazioni Karol Wojtyla è certamente un uomo destinato da Dio ad assomigliare maggiormente alla sua immagine. Che il ricordo dei giusti sia di benedizione per tutti noi'". Così in un'intervista esclusiva all'Adnkronos il Rabbino Capo Emerito di Roma Elio Toaff in merito alla canonizzazione dell'amico Papa Giovanni Paolo II, che si celebrerà, con quella di Giovanni XVIII, domenica in piazza San Pietro con il rito presieduto da Papa Francesco.

''E' scritto nel Talmud: 'Ogni generazione conosce l'avvicendarsi di 36 uomini giusti, dalla cui condotta dipendono i destini dell'uomo. Sono questi i giusti delle nazioni, che portano in sé più degli altri la 'shekhinah', la presenza di Dio - spiega Toaff -. Sono i giusti che ci indicano la via del bene, avendo dedicato la loro vita al servizio del prossimo e alla gloria dell'Eterno". "Nell'ebraismo, come è noto, non ci sono santi, ma soltanto giusti, e la canonizzazione di un santo è un fatto interno della Chiesa cristiana - sottolinea -. Ma noi ebrei in questo momento vogliamo sottolineare che niente si attaglia meglio alla figura di Giovanni Paolo II della qualifica di giusto''.

L'IMAM DI CATANIA, MUFID ABU TOUQ - Il suo carisma, la sua umanità, ma soprattutto la grande capacità di arrivare al cuore non solo dei suoi fedeli, ma di tutti gli uomini, a qualunque religione appartenessero. Così l'imam della moschea di Catania Mufid Abu Touq ricorda Papa Wojtyla. "E' stato un grande Papa - dice all'Adnkronos Mufid Abu Touq - molto umano e aperto al dialogo con tutte le religioni. Ha lasciato 'buone impronte' nei cuori di tutto il mondo e anche in quelli dei musulmani".

L'ARTISTA OLIVIERO RAINALDI - "Più che il papa o il santo, ho pensato di scolpire l'uomo Wojtyla. Per questo, ora che questo pontefice sara' canonizzato, se mi venisse proposto di rifare oggi la sua scultura, non cambierei nulla di quell'opera" spiega all'Adnkronos l'artista Oliviero Rainaldi, autore della statua di Giovanni Paolo II esposta a Roma, non senza polemiche e critiche di segno opposto, in una aiuola nella piazza davanti alla stazione Termini. "Ho avuto modo di avvicinare il Papa polacco un paio di volte, ma purtroppo non ho mai potuto parlargli direttamente", rimpiange Rainaldi. "Ma ho letto tutte le sue encicliche e ho seguito i suoi discorsi. E, sicuramente, saro' in piazza San Pietro per la sua canonizzazione, sperando di riuscire a trovare posto...".

IL CARDINALE ANGELO COMASTRI - "Non è stato facile" tornare in piazza San Pietro, dopo aver subito l'attentato. "Certo che ho avuto paura!". Il cardinale Angelo Comastri, vicario del Papa per la Città del Vaticano, riferisce quanto gli confidò Giovanni Paolo II nel corso del suo primo incontro con il pontefice, in occasione della sua nomina a vescovo. Ma poi aggiunse: "Si ricordi che i coraggiosi non sono quelli che non hanno paura, ma sono quelli che pur avendo paura vanno avanti per portare avanti la loro missione".

IL BUDDISTA ROBERTO MINGARDI - ''Per noi buddisti Karol Wojtyla è una figura straordinaria, un grande esempio di lotta per i propri ideali. Un esempio per i giovani e per il dialogo tra le religioni''. Roberto Mingardi, responsabile delle relazioni esterne dell'Istituto buddista italiano Soka Gakkai parla così, all'Adnkronos, di Papa Giovanni Paolo II, prossimo alla canonizzazione, insieme a Giovanni XXIII, in piazza San Pietro. ''Per come ha accompagnato la sua scomparsa dal mondo - sottolinea Mingardi - la sua è anche una testimonianza di sofferenza e di umanità. Di lui mi ha sempre colpito la forza con cui testimonianza le sue idee: attribuiva alla Provvidenza la frattura dell'ex Unione Sovietica, ma di fatto il Papa polacco che ora sarà Santo, aveva contribuito a picconare e far cadere il Muro di Berlino''. ''In quelle crepe -rimarca- c'era anche la forza del suo intervento nella storia. Per altri versi, è quello che sta facendo ora Papa Francesco...''.

MONSIGNOR SLAWOMIR ODER - ''Karol Wojtyla aveva la percezione del peso di santità che doveva dare egli stesso alla sua vita e questo veniva percepito dalla gente e dai fedeli''. E' quanto sottolinea monsignor Slawomir Oder, postulatore della causa di canonizzazione di Giovanni Paolo II. ''Era molto riflessivo, con una grande attitudine alla preghiera e alla meditazione. La sua vita -osserva- doveva essere organizzata in modo tale che fosse la manifestazione della gloria di Dio''.

LA RELIQUIA - In occasione della canonizzazione dei Papi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II fino a domenica verrà esposta nella cappella dell'ospedale Bambino Gesù di Roma la reliquia con il sangue di Papa Wojtyla, conservata dal giorno della sua morte, insieme alla papalina di Giovanni XXIII, copricapo che il 'Papa buono', in una delle visite all'ospedale pediatrico, depose giocosamente sulla testa di uno dei piccoli degenti. "Negli ultimi giorni di vita di Giovanni Paolo II - ricorda l'ospedale - il personale medico addetto compì prelievi di sangue da mettere a disposizione del Servizio immunotrasfusionale del Bambino Gesù, in previsione di un'eventuale trasfusione, che non poi ebbe luogo". Il sangue prelevato fu conservato in quattro piccoli contenitori: due di questi rimasero a disposizione del Segretario particolare di Papa Giovanni Paolo II, il cardinale Stanislaw Dziwisz; gli altri due vennero custoditi presso l'ospedale. In occasione della beatificazione, i due contenitori furono collocati in due reliquiari: il primo fu conservato nel Sacrario a cura dell'Ufficio delle celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice. Il secondo è stato invece riconsegnato al Bambino Gesù.

IL PRESIDENTE DI ASSOCALCIATORI, DAMIANO TOMMASI - "La mia generazione è stata contagiata dal papato di Giovanni Paolo II, dalla sua forza e dalla sua vicinanza ai giovani. Il suo pontificato è quello che ha segnato la crescita e la formazione della mia persona" ha detto il presidente dell'Assocalciatori, Damiano Tommasi. "Durante il mio servizio civile a Telepace ho avuto modo di seguire le trasmissioni sui suoi numerosi viaggi e di essergli vicino. Ho avuto la fortuna e il privilegio di incontrarlo con mia moglie e mia figlia e anche con la Roma durante il Giubileo. Giovanni Paolo II trasmetteva con la forza dei suoi occhi tutto il significato e il senso del suo pontificato", ha aggiunto l'ex centrocampista della Roma e della Nazionale.

IL BIOGRAFO GEORGES WEIGEL - "Il grande maestro del nostro tempo'' lo definisce Georges Weigel, il biografo di papa Wojtyla. Saggia e coraggiosa la decisione di Papa Francesco, commenta, di una canonizzazione insieme a Giovanni XXIII, l'uno intuì l'importanza del Concilio Vaticano II, l'altro gli diede un'interpretazione autorevole e decisiva, come riferisce la Radio Vaticana. "La mia speranza - aggiunge il biografo di Wojtyla - è che questa canonizzazione ci aiuti ad avere maggiori speranze e non ci lasci vivere quelle aspettative tanto basse, che sono sia personali che appartenenti al mondo della politica".

IL SUO FOTOGRAFO, ARTURO MARI - "Prima di morire, mi ha sorriso, accarezzato e mi ha detto con un filo di voce 'Arturo grazie, grazie!". E' questo l'ultimo, più toccante, ricordo di papa Wojtyla, raccontato all'Adnkronos da Arturo Mari, il fotografo personale di Giovanni Paolo II, al suo fianco, dal primo all'ultimo giorno dei 27 anni di pontificato. Mari rievoca "le otto ore" trascorse al capezzale del papa, che chiese espressamente al suo segretario Dziwisz di mandarlo a chiamare. E smentisce le voci circolate all'epoca sulle condizioni del pontefice: "Quando arrivai era coricato sul lato sinistro, aveva una mascherina di ossigeno, che era però solo appoggiata sul cuscino. Posso testimoniare dunque - continua Mari - che tutto ciò che si disse in quelle ore, che era già morto, che non era più vigile, che era attaccato ai tubi, è assolutamente falso". Il suo rapporto con la macchina fotografica o la telecamera? "Per l'amor di Dio - conclude Mari - lui non ha mai chiesto una foto o dato disposizioni su come farla. Per lui non esisteva posa, si mostrava così com'era".

Riproduzione riservata
© Copyright Adnkronos
Tag
Vedi anche


SEGUICI SUI SOCIAL



threads whatsapp linkedin twitter youtube facebook instagram
ora in
Prima pagina
articoli
in Evidenza