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Di Stefano: "Con noi Sesto internazionale, moschea non vedrà mai la luce"

04 giugno 2022 | 10.19
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Il sindaco di Sesto San Giovanni, Roberto Di Stefano (Fotogramma)
Il sindaco di Sesto San Giovanni, Roberto Di Stefano (Fotogramma)

Cinque anni al timone di Sesto San Giovanni come primo sindaco di centrodestra in una città considerata fino ad allora la Stalingrado d’Italia, città di fabbriche e acciaierie. Il 12 giugno prossimo Roberto Di Stefano, 44 anni, punta a rinnovare la promessa fatta ai suoi concittadini, con il desiderio di rendere Sesto più "internazionale”. “Sono stati cinque anni di progetti, riqualificazioni, maggiori servizi – dice Di Stefano all’AdnKronos, che corre per rinnovare il suo mandato -. Un cammino lungo e pieno di insidie a partire dai 26 milioni di buco di bilancio ereditato dalle passate amministrazioni cui si sono aggiunti due anni di pandemia. Niente, però, ci ha fermato: abbiamo lavorato a testa bassa senza mai perdere di vista l’obiettivo di cambiare in meglio il volto della nostra città, portando a termine ogni singolo impegno assunto con il nostro programma di mandato”.

In questo arco di tempo, sottolinea Di Stefano, "abbiamo riempito la città di cantieri cambiandone il volto in meglio, portando a termine molti progetti e attirando importanti investimenti. Dall’altra parte c’è una sinistra sempre pronta a dire no a tutto. No alle telecamere, no ai Daspo, no allo stadio, no al lido estivo, no ai grandi progetti internazionali. La loro logica è la stessa di chi ha bloccato lo sviluppo del Paese come stiamo vedendo sul piano energetico. Il 12 giugno rappresenta una scelta di campo importante: con noi la Sesto internazionale, con la sinistra un paesino senza sviluppo". A parlare, secondo il sindaco, sono i numeri: “Abbiamo portato sul nostro territorio oltre 70 milioni di euro grazie alla nostra capacità sia di programmare sia di vincere bandi pubblici con progetti di altissima qualità - afferma -. Sesto è una città che corre e non si ferma, ma allo stesso tempo non lascia indietro nessuno. Una città più sicura con oltre 120 nuove telecamere di ultima generazione e il record nazionale di allontanamenti-Daspo, più di mille, più pulita grazie al nuovo gestore del servizio di igiene urbana e raccolta rifiuti; che funziona con i nuovi appalti per la manutenzione del verde, delle strade, dei marciapiedi, delle case popolari comunali".

E aggiunge: "Abbiamo investito 20 milioni di euro per mettere in sicurezza le scuole e le palestre dove i nostri figli crescono; avviato progetti per 30 milioni per la riqualificazione di case popolari e periferie; riqualificato parchi e giardini, con piste ciclabili sicure, aree giochi inclusive aree fitness all’aperto. Abbiamo ridato nuova vita a tutti gli impianti sportivi, realizzando un lido estivo sulle ceneri dell’ex piscina Carmen Longo, riaprendo la piscina De Gregorio, riqualificando il Palasesto, il centro sportivo Falck con la sua bocciofila, la tensostruttura per la ginnastica artistica, l’impianto di illuminazione al centro sportivo Manin, e il nostro ottimo lavoro ci è valso il titolo di Città Europea dello Sport 2022”.

Quella di oggi, fa notare Di Stefano, è “una Sesto che cambia pelle ma non dimentica il suo passato, valorizzando le strutture industriali dismesse nel progetto di rigenerazione urbana più importante d’Europa sulle ex aree Falck che prevede l’arrivo, sul nostro territorio, di tre nuove strutture ospedaliere, dei loro centri di ricerca e delle università collegate: l’Istituto dei Tumori e il Neurologico Besta, che formeranno la Città della Salute e della Ricerca, e il San Raffaele 2. Sesto San Giovanni adesso è pronta per ricoprire un ruolo da attrice protagonista nel campo internazionale della sanità, della ricerca scientifica, della rigenerazione urbana e dei servizi”.

Di molte cose fatte, però, ce ne è una sulla quale Di Stefano non intende fare passi indietro: la realizzazione di una moschea nel Comune che amministra. “Nel dicembre del 2019 il Consiglio di Stato ha confermato la decisione già presa dal Comune, ovvero che nella nostra città non verrà costruita alcuna moschea - ricorda Di Stefano -. I giudici hanno inoltre ribadito che la comunità islamica è decaduta dal permesso di costruire e hanno confermato anche che non ha versato 320.000 euro, un debito contratto coi contribuenti sestesi. Il nuovo Pgt che abbiamo approvato nel giugno 2021 è molto chiaro in merito. Per quanto riguarda la realizzazione di nuovi luoghi di culto, regolari e in massima sicurezza, abbiamo infatti deciso: di fissare a 10 metri l’altezza massima degli edifici, senza minareti; di aumentare del 200% la dotazione dei parcheggi rispetto alla superficie dell’immobile, dunque 1.400 metri quadrati di parcheggi rispetto al volume complessivo di 700 metri quadrati, e considerato che per legge bisogna lasciare libero almeno il 40%, per ottenere il permesso si devono costruire almeno due piani interrati di posteggi; di fissare il volume complessivo a 700 metri quadrati, ovvero massimo 300 persone; di vietare spazi per dopo lavoro, biblioteche, commerciali (come previsto nel precedente progetto)".

Con queste linee guida, "che rispettano in pieno la legge regionale sulle attrezzature religiose - rimarca - la grande moschea non vedrà mai luce. Se la sinistra vuole trasformare Sesto San Giovanni nella Mecca d'Italia con la grande moschea, noi pensiamo prima ai nostri concittadini e facciamo valere legalità e trasparenza, due valori che per noi non sono negoziabili". Dopo cinque anni "di promesse mantenute", ciò che come coalizione preme di più a Di Stefano "è continuare a far correre Sesto, portando a termine il lavoro svolto in questi anni senza le limitazioni del pre-dissesto" evidenzia. La Sesto "del fare a vocazione internazionale, contrapposta all’idea di paesino dei ‘no’ a tutto, merita fiducia".

In questi 5 anni i rapporti con Milano e con il sindaco Sala, fa sapere Di Stefano sono "ottimi", soprattutto in fatto di viabilità e trasporti. "La nostra amministrazione - chiosa il sindaco - si è battuta per l’eliminazione della tariffa extra urbana per il biglietto della metropolitana. Per questo raggiungere questo obiettivo abbiamo instaurato un tavolo di dialogo con Milano. C’è stato un lavoro di progettazione sulle piste ciclabili di viale Monza, che si collegano alle nostre fermate della metro, consentendo da Milano l’arrivo a Sesto (e viceversa) senza l’utilizzo dell’auto. Anche la riapertura di viale Gramsci, il cui cantiere era fermo da tempo, è riuscita per una gestione dei rapporti con Milano, perché abbiamo voluto sganciare quel cantiere da quello generale".

Guardando al suo avversario numero uno, Michele Foggetta, candidato del centrosinistra, Stefano si dice "preoccupato" dal campo progressista allargato che corre per ‘riprendersi’ Sesto. "Preoccupano anche alcune idee, dal sapore giustificazionista, di alcuni anni fa del candidato della 'sinistra-sinistra' dopo gli attentati islamisti a Charlie Hebdo a Parigi - afferma -. Tre giorni dopo quella strage dichiarava in un post ‘Fatemi capire, quindi per libertà di espressione voi intendete la possibilità di disegnare bestemmie su un giornale?’. Una delle tanti frasi preoccupanti sul terrorismo islamico del candidato progressista. Attendo che il candidato e la coalizione che lo supporta spieghino queste dichiarazioni inammissibili per chi aspira a guidare una città come Sesto San Giovanni. Questa è la doppia faccia di chi si professa inclusivo e accogliente ma nella realtà dei fatti è intollerante e divisivo".

Capitolo giovani, Di Stefano ha le idee chiare: "Ci sono diversi centri di aggregazione; ma con attenzione rispetto al fatto che sia una aggregazione sana, controllata, intervenendo sugli eccessi e le sbavature. Le politiche giovanili per il prossimo mandato si svilupperanno su due fronti: potenziamento dei servizi di supporto e orientamento per i giovani in collaborazione con i servizi di rete di città metropolitana (piattaforma Talent Hub, rete degli Informagiovani); sostegno al protagonismo giovanile: consolidamento del centro di aggregazione Punto Zero di SpazioArte, avvio di progetti contro la dispersione scolastica in collaborazione con le scuole del territorio, promozione del volontariato giovanile in un’ottica di acquisizione di competenze trasversali certificate, percorsi di accompagnamento e riqualificazione dei Neet".

Altro punto chiave del suo programma è la sicurezza: "E' stata al centro dell’attività di questa amministrazione. - sottolinea Di Stefano -. Grazie ad un finanziamento da 50.000 euro per estendere l’attuale rete di video-sorveglianza è stato realizzato un progetto per l’installazione di nuove telecamere e aggiornare quelle esistenti per garantire la sincronizzazione al sistema centralizzato nazionale transiti e targhe. Il progetto, dal valore di 87.000 euro, una volta a regime, consentirà alle forze dell’ordine verifiche in tempo reale". L'estensione della rete di videosorveglianza in città in corso di realizzazione, tuttavia, "non andrà a ledere la privacy dei cittadini" assicura Di Stefano, perché "lo prevede un regolamento comunale approvato nel 2020 che disciplina questa attività, garantendo una serie di misure di sicurezza". Nell'ipotesi di un secondo mandato Di Stefano intende rafforzare le misure già in atto, a partire dal turno 'notturno' di vigilanza urbana, polizia giudiziaria e ufficio reati predatori, fino al rafforzamento della rete di videosorveglianza. Tra le altre misure Di Stefano pensa poi a implementare il controllo veicolare su alcuni varchi cittadini, consolidare il progetto Strade Sicure con la presenza dell’Esercito, continuare l’azione di controllo sulle irregolarità negli alloggi Aler, di concerto con Aler stessa, prefettura e le forze dell’ordine".

Una delle sfide principali del secondo mandato potrebbe essere anche lo stadio di Milano, visto che Di Stefano ha più volte rinnovato la disponibilità a realizzarlo a Sesto. "Nell’anno in cui Sesto San Giovanni è Città Europa dello Sport, regalare il tempio del calcio alla nostra Città sarebbe qualcosa che rimane a vita - osserva il sindaco -. Ci stiamo lavorando, ma non dipende solo da noi. I soggetti coinvolti devono essere tre: Comune, proprietà e club. Nel caso, noi saremmo pronti fin da subito. L’area è privata e il suo proprietario è d’accordo sulla cessione, l’amministrazione comunale è concorde. In altre parole: mancherebbero solo il via libera dei club".

Perché Milan e Inter dovrebbero scegliere Sesto? "Perché non ci sono criticità - evidenzia Di Stefano - Perché i costi sarebbero più contenuti e nell’arco di 18 mesi potrebbe essere posata la prima pietra, mentre a San Siro non saprei. Sono aree già demolite e quasi del tutto bonificate. In altre parole, non c’è nulla da tirare giù, la superficie è già disponibile. Inoltre, trattandosi di un’area privata, non ci sarebbe bisogno di dibattito pubblico. Non trascurerei nemmeno le tempistiche: quando ci sono di mezzo i fondi, è un aspetto indispensabile in termini di capitalizzazione. Mi rendo conto di essere coinvolto dalla vicenda, ma i punti forti di questo progetto sono molteplici e non finiscono qui". Per Di Stefano, "le società devono convincersi di superare il confine milanese in una logica internazionale di Città Metropolitana. Milano sta facendo passi da gigante in una logica internazionale. Se si ragionasse con questa logica internazionale anche per lo stadio, la soluzione sarebbe già pronta. In 13 minuti esatti da Sesto Rondò si arriva in Duomo con la metropolitana, mentre in 15 minuti si arriva all'aeroporto internazionale di Linate".

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