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Guerra Ucraina-Russia, Di Cesare: "Non si aiutano ucraini dandogli armi"

04 marzo 2022 | 11.26
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La filosofa cita l’opera di Kant del 1795: "Se in Europa non c'è pace perpetua, ci sarà nei cimiteri"

 - Donatella Di Cesare
- Donatella Di Cesare

Non si aiutano gli ucraini armandoli: è semplicemente questa la mia posizione. E l’Europa, che celebra una riunificazione in armi, in realtà nasconde il proprio fallimento”. Parlando con l’Adnkronos, è netta la filosofa Donatella Di Cesare nel sottolineare le proprie “posizioni pacifiste, ci tengo moltissimo a dirlo e a esserlo”, anche nei confronti di una guerra raccontata attraverso una narrazione semplicistica: l’idea che tutto sia iniziato con l’invasione russa. Certo, chi non condannerebbe la Russia partendo soltanto da questo ‘antefatto’? Invece, bisognerebbe indagare un po’ più in profondità, andare indietro nel tempo, a prima della guerra, a cosa l'ha determinata”, aggiunge la professoressa di filosofia teoretica dell'Università 'La Sapienza' di Roma, molto criticata dopo le sue affermazioni di ieri sera a 'Piazza Pulita' su La7.

Ciò che mancano e invece servirebbero, secondo la Di Cesare, sono “le voci della politica e della diplomazia che chiedano la pace: un'unificazione in armi, infatti, è una sconfitta e non la vittoria tanto celebrata dell’Europa. Vivo con dolore e angoscia le vicissitudini degli ucraini, ma penso che non si possa aiutare il popolo con le armi o mandando legionari. Non mi sarei mai aspettata una simile presa di posizione da parte dell’Italia e della Germania, non solo per la loro dipendenza energetica dalla Russia, ma anche per i legami culturali e politici che nel tempo avevano creato. Penso ad esempio al convegno su Kant a Kaliningrad (l’ex città di Königsberg, dove il filosofo tedesco era nato) in programma per il prossimo anno e che è stato annullato: un fatto grave quanto la cancellazione a Milano del corso su Dostoevskij di Paolo Nori. Evidentemente anche i morti fanno paura”.

A proposito di Kant, conclude, “mi viene in mente uno dei suoi testi più importanti, ‘Per la pace perpetua’, opera dal titolo ambiguo, che gioca con il riferimento alla quiete dei defunti nei camposanti. Se non ci sarà la pace perpetua in Europa, se la diplomazia non tenta di sostituirsi alle armi, ci sarà quella perpetua nei cimiteri”.

(di Cristiano Camera)

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