Il giurista d'impresa si schiera a favore delle ragioni dei settori più esposti, a partire dall'agricoltura, e dei Paesi più coinvolti, Francia e Italia
“L’accordo di libero scambio con i Paesi Mercosur - Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay - ha fatto emergere, al contrario di letture ‘tendenziose’ che vedrebbero una Unione ‘al capolinea’, un qualcosa di realmente positivo per la UE: l'affermarsi dell’identità di ciascun Paese e la difesa degli interessi non solo delle proprie economie e degli operatori economici piu’ esposti ma, in alcuni casi, anche di valori comunitari per eccellenza, quali la concorrenza, o di settori chiave, come l’agricoltura, e dell’unico bene non, in teoria, “negoziabile” ai tavoli politici, quale la salute dei cittadini, intrinseca nell’alimentare”. E' il punto di vista di Nunzio Bevilacqua, giurista d’impresa ed esperto economico internazionale.
“E' sotto gli occhi di tutti l’interesse di alcuni settori, automotive e meccanica, e di alcuni specifici Paesi come Germania e Spagna, a portare avanti un accordo ‘senza se e senza ma’, quasi come un accordo aziendale”, argomenta Bevilacqua, aggiungendo: “La protezione di un valore come quello del Made in Eu - attualmente ‘a geometria variabile’ - soprattutto da parte di Paesi con brand ad alto valore aggiunto, come Francia e Italia, dovrebbe essere un dovere della politica al fine di preservare l’identità e integrità dei propri territori dai continui attacchi ‘ribassisti’ da parte dell’Europa centrale".
Bevilacqua è convinto che “non si può sostenere, in modo capzioso, ‘o ora o mai più’, in primis perché quello che non si è fatto in 25 anni non vuol dire che si debba fare male e in fretta oggi e perché la ‘credibilità negoziale dell’Ue’ o, meglio, la sua palese debolezza, non si determina nel chiudere un accordo che da molto tempo è sul tavolo, ma da come una Unione di Paesi sviluppati sia in grado di tutelare le proprie generazioni presenti e future”.