Mattarella, Guzzetta e il diritto all’innovazione: “L’AI può essere uno strumento di inclusione”

Il costituzionalista Guzzetta all'Adnkronos: “Il Capo dello Stato ci invita a un approccio laico e bilanciato, non parla solo di minacce ma di crescita”

Mattarella, Guzzetta e il diritto all’innovazione: “L’AI può essere uno strumento di inclusione”
13 ottobre 2025 | 18.58
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Nel dibattito europeo sull’intelligenza artificiale, spesso dominato da toni allarmistici e da un approccio difensivo, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella offre una prospettiva diversa e più equilibrata. Intervenendo al vertice Arraiolos di Tallinn, il Capo dello Stato ha riaffermato la necessità di affrontare questa rivoluzione “in maniera equilibrata e consapevole degli interessi nazionali, e anche europei”.

Giovanni Guzzetta, professore di diritto costituzionale nell’Università di Tor Vergata e Presidente dell’Osservatorio sul diritto all’innovazione della Fondazione Einaudi, commenta all’Adnkronos le parole del Presidente:

“Il Presidente della Repubblica è tornato a parlare di intelligenza artificiale offrendo indicazioni estremamente lucide e lungimiranti sul modo di affrontare questa rivoluzione epocale in maniera equilibrata e consapevole degli interessi nazionali, e anche europei, che da essa sono coinvolti”.

Guzzetta ricorda che già “nel settembre del 2024, nel suo intervento alla 17esima edizione del Simposio Cotec a Las Palmas de Gran Canaria, dedicato al tema della sovranità tecnologica, il Capo dello Stato ammoniva sui rischi di lasciare solo ai grandi competitor americani e cinesi il monopolio dell’innovazione in questo settore”.

Mattarella, in quell’occasione, aveva richiamato il rischio di una subalternità tecnologica e culturale:

“Quali dati saranno infatti usati per allenare i modelli dell’intelligenza artificiale generativa? Quale la tipologia di persona proposta, con quali valori etici? La tendenza è a usare banche dati anglosassoni, con il rischio di ridurre alla marginalità l’impatto della ricchezza delle altre culture nelle risposte fornite agli utenti. In questo caso sovranità tecnologica e identità culturale tendono a coincidere.”

Oggi, osserva il costituzionalista, il Presidente “aggiunge ulteriori elementi alla sua visione”. Nel suo discorso a Tallinn, infatti, Mattarella sottolinea come l’intelligenza artificiale rappresenti “una delle innovazioni più significative del nostro tempo - e non soltanto - capace di mutare profondamente i processi produttivi, quelli decisionali, le relazioni in numerosi ambiti della società”.

Ma ciò che colpisce, spiega il giurista, è che il Capo dello Stato “si discosta dalla tendenza piuttosto diffusa a guardare all’IA quasi esclusivamente come una minaccia nei confronti dei diritti delle persone”. Al contrario, Mattarella evidenzia che “appaiano particolarmente preziose le sue applicazioni nei settori della sanità, della finanza, della mobilità e della pubblica amministrazione. Non si tratta soltanto di migliorare l'efficienza operativa in questi settori, ma di favorirne innovazione e inclusione”.

“Il riferimento all’IA come strumento di inclusione rompe il paradigma dominante per cui da una parte ci sarebbero gli interessi delle Big Tech alla massimizzazione dei profitti e dall’altra i diritti minacciati soprattutto a causa dell’accesso ai dati necessari per addestrare i modelli”, osserva Guzzetta. “La verità è che accanto a diritti certamente da tutelare, l’IA è uno straordinario strumento di potenziamento e promozione di altri diritti: il diritto alla salute, quello all’accesso all’istruzione e alla cultura, quello alla circolazione o alla manifestazione del pensiero, solo per citarne alcuni.”

Per Guzzetta, l’intervento del Presidente “ci invita a pensare a questo fenomeno in termini laici, sottolineando, allorché si tratta di intervenire con la regolamentazione, la necessità di bilanciare questi interessi che fanno tutti capo ai singoli individui e ai gruppi”.

“L’innovazione, come strumento di inclusione, diventa così un diritto a beneficiare dei vantaggi che a ciascuno ne possono derivare. Il diritto all’innovazione, insomma, non è solo il diritto di iniziativa economica delle imprese che fanno innovazione, ma è l’insieme di quei diritti individuali a godere degli effetti positivi che ne possono derivare nella vita delle persone.”

“Tra rischi e vantaggi, ancora una volta, si tratta di compiere un bilanciamento equilibrato, secondo la tradizione del costituzionalismo liberal-democratico. Questo implica che, anche nella regolazione, andranno inserite norme e procedure che consentano di far emergere i contrapposti interessi da bilanciare, senza che ci si arrocchi in atteggiamenti meramente difensivi e autolesionistici.”

Infine, Guzzetta richiama il contesto europeo e nazionale in cui questa riflessione si colloca:

“Il dibattito europeo sul Simplification Omnibus promosso dalla Commissione europea, la legge italiana sull’IA appena approvata, il disegno di legge sulla concorrenza in discussione in questi giorni in Parlamento, sono tutte occasioni che non vanno sprecate. Pena, come paventa il Presidente, la subalternità culturale e la marginalità economico-sociale del vecchio continente nei prossimi decenni”.

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