L'imprenditore all'AdnKronos: "Si tratta di un'onorificenza che va messa in movimento"
Il riconoscimento Unesco della cucina italiana "è certamente un risultato importante, che può offrirci nuove opportunità soprattutto nei mercati in cui, ad esempio, la pasta italiana è già conosciuta e apprezzata, come gli Stati Uniti. In Paesi dove invece la cultura alimentare italiana è ancora poco diffusa — penso ad esempio al Pakistan — questo titolo da solo non basta: lì è necessario un grande lavoro di comunicazione e formazione". Così all'AdnKronos Vincenzo Divella, amministratore delegato dell'omonima industria alimentare pugliese.
"Noi, ad esempio, tre o quattro anni fa, abbiamo iniziato il lavoro con la Cina. Abbiamo mandato tre cuochi per sei mesi girando dove ci dicevano gli importatori, nei ristoranti, eccetera, eccetera, per insegnare come si cucinava e come si mangiava la pasta. In contesti così emergenti il riconoscimento Unesco rimane utile, ma non ha l’impatto immediato che può avere nei mercati maturi", sottolinea.
Si tratta insomma "di un’onorificenza che va ‘messa in movimento’, chiarisce Divella. "È fondamentale che le imprese investano in comunicazione sfruttando questo nuovo elemento distintivo. E, in questo senso, sarebbe importante un supporto del Governo", prosegue.
Soprattutto nel Mezzogiorno, "turismo e agroalimentare sono settori strategici: se vogliamo che il Sud non sia più percepito come un peso per l’Italia, dobbiamo sostenere le imprese che operano in questi comparti. Il riconoscimento Unesco è una grande opportunità, ma va accompagnato da politiche e investimenti adeguati: solo così potrà generare un reale valore economico e non restare un titolo fine a se stesso", conclude. (di Andrea Persili)