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Elezioni Roma, Adinolfi: "Chiamata da ministro per ritirarmi? Sì, ma non era del Pd"

10 maggio 2016 | 15.05
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Mario Adinolfi (Pdf) ospite del Palazzo dell'Informazione per lo speciale 'Adnkronos Comunali 2016'
Mario Adinolfi (Pdf) ospite del Palazzo dell'Informazione per lo speciale 'Adnkronos Comunali 2016'

"Non era del Pd, però sono stato chiamato perché fosse fatto questo passo indietro, non dirò mai il nome. Però è chiaro che non è neanche stata la prima telefonata". Lo ha detto Mario Adinolfi, candidato sindaco di Roma del Popolo della famiglia, intervistato nel corso dello speciale dedicato alle elezioni amministrative 'Adnkronos Comunali 2016' a breve on line sul sito www.adnkronos.com, in merito a una telefonata che avrebbe ricevuto da un ministro che gli chiedeva di ritirarsi dalla corsa al Campidoglio.

"I nostri voti fanno gola perché la mobilitazione è una mobilitazione molto importante, molto trasversale, quella che il familiy day ha dimostrato", ha aggiunto.

DROGA - "Sono molto netto sul tema delle droghe perché sono convinto che questa città sia invasa da un fiume di droga, non solo quello che conosciamo direttamente come il fiume di cocaina che ha devastato e sta devastando intere generazioni, ma anche nuove droghe sintetiche pericolosissime che scorrono nel fine settimana rovinando la testa a centinaia di migliaia di ragazzi. Io sono prima di tutto un papà e vorrei governare Roma come un papà governa la famiglia".

MUNICIPI - "Noi come Popolo della famiglia abbiamo la fortuna di essere presenti in tutti i municipi di Roma con le liste e dunque noi vorremmo costruire prima di tutto un decentramento amministrativo affinché i municipi possano occuparsi direttamente della questione strade". "Il tema strade va risolto andano addosso al bisogno del cittadino e questo lo può fare una struttura come il Municipio - ha aggiunto - ricordiamo che a Roma ci sono municipi che sono grandi più di Bologna".

UNIONI CIVILI - "Io colgo l'occasione per fare un appello al presidente Sergio Mattarella, che è un fine giurista, è stato membro della Corte Costituzionale, sa bene che dentro quella legge ci sono aspetti di incostituzionalità clamorosi e che le procedure, che hanno portato all'approvazione della legge sulle unioni civili, hanno violato in maniera violentissima la Costituzione".

Quella contro le unioni civili, ha aggiunto, "è una battaglia che continua e non ci sono compromessi possibili. "Il Popolo della famiglia nasce per testimoniare principi non negoziabili - ha sottolineato - Sono principi come la famiglia, per noi il matrimonio è quello tra un uomo e una donna, le unioni civili per come sono scritte sono uno scimmiottamento del matrimonio anzi, diciamoci la verità, il matrimonio omosessuale con un altro nome, visto che gli articoli del codice civile richiamati sono proprio gli stessi. Per noi quella legge è inaccettabile, io credo ci siano ancora spazi per intervenire, ricordiamoci che la legge, se anche fosse votata alla Camera, deve andare all'attenzione del presidente della Repubblica".

"Io non ho nessuna posizione antigay - ha poi precisato Adinolfi - io non mai detto una parola sull'omosessualità, che è un comportamento sessuale che non ho mai guidicato in alcun modo: io sono un cittadino contrario al matrimonio omosessuale e alla omogenitorialità, che è una cosa che non esiste, perché un bambino nasce sempre da una mamma e da un papà".

LEGGE 194 - "Quando noi diciamo che siamo contro la 194, lo diciamo perché in questa città per ogni romano che nasce ci sono due romani che muoiono. In questa settimana purtroppo io ho perso mio padre e il funerale è stato fatto nella chiesa di Testaccio. Il funerale di mio padre era il terzo del giorno e in quella chiesa sono stati celebrati in una settimana 20 funerali e nessun battesimo. Una città che è costruita su questo è una città che va alla morte".

QUOZIENTE FAMILIARE - "Evidentemente il quoziente familiare, che è una soluzione praticabile per risolvere concretamente le necessità della famiglia, è un passaggio che si può compiere partendo da Roma, abbattendo le aliquote Irpef, le addizionali romane che sono le più alte d'Italia, partendo dall'abbatterle per le famiglie numerose e per la famiglia in generale".

"Noi vogliamo le cose che sono scritte in questo programma, incentivi alla natalità, incentivo all'assegno matrimoniale per far sposare le giovani coppie, l'abbattimento della pressione fiscale sulla famiglia - ha sottolineato Adinolfi - Ma è giusto che una famiglia che cresce quattro figli debba pagare la stesso tipo di aliquota fiscale del single? E' una cosa giusta?".

CHIESA - "Non rivendico un appoggio della chiesa cattolica, il Papa ha detto con grande chiarezza invitando i cattolici a occuparsi di politica di non cercare i vescovi pilota, cioè non cercare più il meccanismo di una volta per cui si muoveva una gerarchia ecclesiastica e poi di conseguenza i laici agivano. Adesso il Papa ci ha consegnato come laici impegnati in politica una grande autonomia, è una grande responsabilità".

MINISTRO DELLA FAMIGLIA - "Vi sfido a fermare 100 italiani e a chiedere chi è il ministro della Famiglia. Il ministro della famiglia è carta da parati in questo governo e purtroppo è stato anche moneta di scambio nel momento del family day, perché è stato nominato in quei giorni lì e poi pochi giorni dopo Ncd ha votato la fiducia alla legge Cirinnà".

MARCHINI - Durante le interviste al Palazzo dell'Informazione ai candidati sindaco viene chiesto infatti di rivolgere una domanda al successivo ospite. Di Stefano ha quindi chiesto ad Adinolfi: "Ma non trovi strano abitare in un palazzo di Alfio Marchini che si trova tra piazza del Gesù e via delle Botteghe Oscure?". "Non sapevo" che il palazzo dove abito "fosse di Alfio Marchini, so che c'è Alfio Marchini, quindi c'è una strana commistione. Non è il mio padrone di casa. In realtà viviamo in due scale diverse".

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