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Enrico Guarneri guida 'I Malavoglia' al teatro Quirino di Roma

08 marzo 2022 | 15.47
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Il capolavoro letterario di Giovanni Verga, manifesto del Verismo, nella riduzione registica di Guglielmo Ferro

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Enrico Guarneri nei "Malavoglia" di Giovanni Verga al teatro Quirino di Roma

Tornano i Malavoglia e a guidarli ancora una volta al teatro Quirino di Roma è l'attore catanese Enrico Guarneri, al centro della messinscena diretta da Guglielmo Ferro, regista e figlio del più illustre fra gli attori etnei Turi Ferro, nel ruolo di padron 'Ntoni, il personaggio più emblematico di 'I Malavoglia', il romanzo di Giovanni Verga che rappresenta il manifesto letterario del Verismo, il movimento culturale che specie nell'Ottocento siciliano e catanese in particolare - da Luigi Capuana a Federico De Roberto fino ai vertici di Giovanni Verga con il suo Ciclo dei Vinti, ma anche con la napoletana Matilde Serao, il romano Cesare Pascarella e la sarda Grazia Deledda - fece da 'pendant' al francese Naturalismo, rappresentato da autori come Balzac, Flaubert e Zola.

"Quando un grande autore affronta problematiche inerenti l'agire e il pensare dell'uomo, affronta temi eterni e dunque resta sempre di estrema attualità - sottolinea Enrico Guarneri all'AdnKronos, a proposito del 'messaggio' verghiano - L'uomo è sempre uguale nei suoi pregi e soprattutto nei suoi difetti, nei drammi e nelle violenze, basti pensare alla guerra che abbiamo purtroppo oggi sotto gli occhi... Lo dimostra l'interesse riscontrato nel pubblico, anche di quello più giovanile", osserva l'attore.

La trasposizione teatrale - in scena da venerdì a domenica al Quirino, dove Enrico Guarneri si è già proposto in stagione con 'L'ispettore generale' tratto da Gogol e spostato geograficamente dalla Russia alla Sicilia, sempre diretto da Guglielmo Ferro - centra il racconto sugli eventi più significativi che segnano la vita della famiglia di pescatori di Aci Trezza, sul destino dei quali. Si è alle prese con quella forma di cinismo che passa alla storia delle letteratura come 'la morale o l'ideale dell’ostrica', che vive sicura soltanto finché resta avvinghiata allo scoglio dove è nata, così come l’uomo vive sicuro finché accetta di restare attaccato al suo destino, mentre quando comincia a farsi illudere da manie di miglioramento va incontro a una oscura fatalità contro cui si scaglia si scaglia ogni speranza di emancipazione.

"In questa visione - osserva il regista Guglielmo Ferro - la riscrittura teatrale pone al centro dell’azione drammaturgica la Natura, scandendo lo spettacolo nei passaggi narrativi delle tempeste e delle morti in mare: la tempesta dove si perde il carico di lupini e muore Bastianazzo, la morte di Luca su una nave in guerra, la tempesta dove padron ‘Ntoni si ferisce ed è poi costretto a vendere la 'Provvidenza', la sua barca. In questo impianto narrativo, si inseriscono anche le vicissitudini di ‘Ntoni, nipote di padron ‘Ntoni, per raccontare un altro tipo di violenza, quella sociale, di quella società cittadina aliena al mondo marinaro dei Malavoglia".

(di Enzo Bonaiuto)

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