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Caso Marò, India rispetterà decisioni tribunale L'Aja

31 marzo 2016 | 17.42
LETTURA: 3 minuti

Salvatore Girone e Massimiliano Latorre (Fotogramma)
Salvatore Girone e Massimiliano Latorre (Fotogramma)

La decisione su dove e in quali condizioni i due fucilieri della Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone dovranno attendere la fine del procedimento arbitrale in corso all'Aja arriverà presto. A prenderla sarà la stessa corte basata nei Paesi Bassi e, ciò che più conta, sia l'Italia che l'India si sono impegnate a rispettare le decisioni della corte, quali che esse siano.

Anche per questo, spiegano fonti Ue all'indomani del vertice Ue-India tenutosi ieri a Bruxelles con la presenza del premier indiano Narendra Modi, il risultato del summit con i vertici del Subcontinente è tutt'altro che secondario.

Il Tribunale dovrebbe decidere presto sulle condizioni in cui i due militari dovranno attendere la fine del procedimento arbitrale, che riguarda l'accusa di aver ucciso, nel febbraio del 2012, due pescatori indiani al largo delle coste del Kerala, in India, mentre erano in missione antipirateria a bordo della petroliera Enrica Lexie.

Salvatore Girone è tuttora trattenuto in India, mentre Massimiliano Latorre è in Italia per essere curato, dopo aver avuto un problema serio di salute l'anno scorso. La Corte Suprema indiana, spiegano le fonti Ue, dovrà applicare le decisioni del Tribunale arbitrale, quali che siano (e lo stesso, ovviamente, dovrà fare l'Italia).

Nella dichiarazione finale sia l'Ue che l'India dichiarano la propria "fiducia" nella procedura arbitrale; pertanto, fanno notare le fonti, aspettarsi una soluzione della vicenda che riguarda i marò dal vertice di ieri era semplicemente irrealistico. Tutto quello che poteva essere fatto a quel livello è stato fatto: ora la parola spetta al Tribunale arbitrale.

Infine, il caso dei marò non avrebbe avuto alcun ruolo, a quanto viene spiegato, nella decisione di Narendra Modi di non rispondere alle domande della stampa (ieri non si è tenuta alcuna conferenza stampa al termine del summit, cosa assai inusuale). Il premier indiano, a quanto si è capito, temeva domande sul rispetto dei diritti umani in India, un tema piuttosto sensibile, specialmente ora che si avvicinano le elezioni in cinque Stati del Subcontinente (Tamil Nadu, Kerala, Assam, Bengala e Pondicherry), previste tra il 4 aprile e il 16 maggio.

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