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Marta Marzotto, la lunga vicenda giudiziaria per l'eredità di Guttuso

29 luglio 2016 | 11.55
LETTURA: 3 minuti

Renato Guttuso e Marta Marzotto (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
Renato Guttuso e Marta Marzotto (Fotogramma) - FOTOGRAMMA

Una lunga vicenda giudiziaria, iniziata il 18 gennaio 1987 quando moriva a Roma Renato Guttuso, quella che divise il figlio adottivo del pittore siciliano, Fabio Carapezza, e Marta Marzotto, scomparsa oggi a 85 anni. Una vicenda legata all'eredità dell'artista, del quale Marta Marzotto fu musa, modella e amante, che si è conclusa solo nel 2001 con il pronunciamento della Cassazione a favore di Fabio Carapezza, cui negli anni la magistratura aveva sempre dato ragione.

Era un giovane funzionario del ministero degli Interni quando Guttuso, gravemente malato e prostrato dall'improvvisa morte della moglie Mimise Dotti, lo aveva adottato nell'ottobre 1986 e, sul letto di morte, lo aveva designato suo erede legittimo. Quella di Carapezza fu un'adozione lampo (tutto, dall'istanza alla sentenza, si svolse nel solo mese d'ottobre al Tribunale di Roma) dichiarata senz'ombre da altri giudici che hanno rigettato le denunce dei nipoti Dotti. All'epoca dell'adozione Carapezza aveva 32 anni.

Marta Marzotto non ha mai dimenticato come fu emarginata da Palazzo del Grillo, casa-studio a Roma del pittore, nei giorni dell'agonia di Guttuso e della sua improvvisa conversione. Inoltre, nel febbraio 2006, Marzotto è stata accusata dalla magistratura di Varese di aver realizzato in concorso con lo stampatore, Paolo Paoli, senza l'autorizzazione dell'erede legittimo dell'artista, Fabio Carapezza Guttuso, 700 copie di opere che il pittore siciliano le aveva regalato negli anni del loro grande amore. E questo è solo l'ultimo processo della serie.

Senza il consenso dell'erede di Guttuso, infatti, Marta Marzotto aveva fatto incollare sul retro delle opere una sorta di personale autentica: si trattava della fotocopia di una lettera autografa di Guttuso, datata 'Roma 23 settembre 1986', con la quale l'artista autorizzava l'ex contessa a riprodurre le sue opere, in diversi materiali (carta, ceramica etc.) per lo scopo che lei avrebbe ritenuto opportuno. Guttuso però, all'improvviso, poche settimane dopo, adottò Carapezza e lo nominò suo erede. La lettera, inoltre, non essendo stata autenticata da un notaio non aveva nessun valore legale. Il 16 aprile 2002 la Cassazione ha, infatti, confermato le pronunce del Tribunale e della Corte d'Appello di Milano: Fabio Carapezza Guttuso è il solo titolare dell'eredità Guttuso.

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