Il codice etico del Movimento 5 Stelle prevede una serie di obblighi validi sia per i candidati che per gli eletti. Nel documento, messo a punto nel gennaio 2017 dall'attuale ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e passato alle cronache all'epoca come il 'salva Raggi' proprio perché evitava sanzioni in caso di rinvio a giudizio, è prevista l'incompatibilità tra una carica e una condanna anche solo in primo grado "per qualsiasi reato commesso con dolo".
Si rincorrono, intanto, voci di piani B in seno al M5S per tenere in vita la giunta e la sindaca di Roma Virginia Raggi nel caso in cui il verdetto di domani dovesse essere di condanna. Anche perché, osservano in molti, c'è l'avanzata della Lega che potrebbe spodestare il Movimento dalla Capitale. Ma i vertici chiariscono all'Adnkronos "che le regole saranno applicate senza indugio". Viene smentita anche l'ipotesi, infine, circolata sulla stampa, di una consultazione online per decidere il destino della sindaca.