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Bus giù dal viadotto, quella terribile sera del 2013

11 gennaio 2019 | 14.07
LETTURA: 4 minuti

(Fotogramma/Ipa) - FOTOGRAMMA
(Fotogramma/Ipa) - FOTOGRAMMA

Una sentenza che dopo 5 anni e mezzo chiude, almeno per il primo grado di giudizio, una vicenda drammatica nata la sera del 28 luglio 2013. E' la notte in cui il bus che riportava a casa 49 persone dopo una giornata trascorsa a Pietralcina, precipita dal viadotto Acqualonga dell'Autostrada A16 Napoli-Canosa all'altezza del comune di Monteforte Irpino, in provincia di Avellino. Il drammatico bilancio è di 40 morti, uno dei più gravi disastri stradali della storia italiana.

Le vittime sono quasi tutte di Pozzuoli, ed è qui, nel Palazzetto dello Sport del rione Monteruscello, che il 30 luglio si celebrano i funerali alla presenza dell'allora premier Enrico Letta. Il giorno seguente è quello del primo passo della Procura di Avellino, che indaga sull'incidente e che emette i primi avvisi di garanzia: tra gli indagati spiccano subito i nomi di Gennaro Lametta, proprietario dell'agenzia di viaggi che ha noleggiato il bus, la Mondo Travel, e di Ciro Lametta, fratello di Gennaro, alla guida del pullman e morto nell'incidente.

Pochi giorni dopo è la volta del sequestro del viadotto Acqualonga e della scarpata sottostante, lì dove è precipitato il bus che ha portato con sé pezzi del new jersey. La perizia è tutta concentrata sulla ricostruzione degli ultimi momenti prima della caduta del bus, sulle condizioni nelle quali versavano il mezzo e il tratto autostradale: oltre 2500 pagine consegnate il 10 giugno 2014 nelle quali la Procura punta il dito sulle condizioni dell'impianto frenante del bus e della barriera autostradale. Vengono emessi altri avvisi di garanzia nei confronti di due funzionari della Motorizzazione Civile, che avrebbero falsificato la revisione del bus.

Quando inizia l'udienza preliminare, il 16 luglio 2015, gli imputati sono diventati 15 e tra loro c'è anche l'amministratore delegato di Autostrade per l'Italia, Giovanni Castellucci, con i direttore di tronco che si sono via via avvicendati negli anni e i responsabili dell'Area esercizio di Aspi.

Tutti vengono rinviati a giudizio e il processo di primo grado può iniziare, prima udienza il 28 settembre 2016. Ci vorranno altri due anni di udienze per arrivare alle richieste della Procura di Avellino, annunciate in aula il 10 ottobre 2018 dal pm Rosario Cantelmo: 12 anni di reclusione per Gennaro Lametta, 10 anni per Castellucci e per altri 11 dirigenti della società.

Oggi la sentenza di primo grado con l'assoluzione dell'amministratore delegato di Autostrade per l'Italia Giovanni Castellucci, così come per alcuni dei dirigenti di Aspi: l'ex direttore generale Riccardo Mollo, Marco Perna, Massimo Fornaci, Antonio Sorrentino e Michele Maietta, per i quali la Procura irpina aveva chiesto 10 anni di reclusione.

Condannato, invece, a 12 anni di reclusione Gennaro Lametta, titolare dell'agenzia di viaggi Mondo Travel che noleggiò il bus. Condannata anche Antonietta Cariola, funzionaria della Motorizzazione di Napoli, a 8 anni di reclusione a fronte della richiesta di 9 anni da parte della Procura di Avellino.

Condannati a 6 anni di reclusione i dirigenti di Aspi Nicola Spadavecchia e Gianluca De Franceschi, a 5 anni Paolo Berti, Michele Renzi, Bruno Gerardi e Gianni Marrone. Assolto infine Vincenzo Saulino, uno dei due funzionari della Motorizzazione civile imputato nel processo insieme ad Antonietta Cariola, e per il quale il pm aveva chiesto la pena di 6 anni e 6 mesi di reclusione.

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