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Migranti, 3.536 minori soli arrivati via mare in Italia nel 2018

22 febbraio 2019 | 14.46
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Lanciato il nuovo Report dell’Unicef

(Fotogramma)
(Fotogramma)

Nel 2018 sono arrivati via mare in Italia 3.536 minorenni stranieri non accompagnati, 10.787 sono i minorenni stranieri non accompagnati presenti in Italia, dato in calo rispetto alle 18mila presenze registrate a fine 2017, a causa della diminuzione degli arrivi e al compimento della maggiore età di molti bambini e adolescenti sbarcati negli ultimi due anni. Gli irreperibili, ovvero quei minorenni non accompagnati di cui si sono perse le tracce, sono 5.229. Sono cambiate anche le principali nazionalità d’arrivo: se nel 2017 le prime nazionalità di minorenni stranieri non accompagnati per numero di sbarchi erano soprattutto dei Paesi subsahariani dell’Africa occidentale, nel 2018 sono state di Albania ed Egitto. E' quanto si legge nel nuovo report sul Programma dell’Unicef in Italia.

Nel 2018, grazie al programma in Italia, l’Unicef ha raggiunto circa 7.000 giovani migranti e rifugiati: 2.191 hanno beneficiato del miglioramento dei servizi e delle condizioni di accoglienza; 243 hanno beneficiato del sistema di tutela (198 i tutori volontari supportati); 310 sono famiglie/singoli formati per l’affido e primi affidamenti sono stati lanciati con successo; 1.520 minorenni sono stati identificati, supportati e orientati ai servizi nelle aree di transito; circa 1.500 minorenni hanno partecipato ad attività socio-ricreative; 500 hanno beneficiato di programmi di sviluppo delle competenze; oltre 1.100 sono stati i giovani migranti e rifugiati a cui si è data voce attraverso la piattaforma U-Report on the Move.

“Il programma dell’Unicef in Italia a sostegno dei bambini e adolescenti migranti e rifugiati mira alla loro protezione e inclusione sociale. L’ascolto e la partecipazione dei ragazzi, il coordinamento con le Istituzioni di riferimento, i molteplici partenariati, la ricerca, l’innovazione e lo scambio di buone pratiche sono alla base del nostro lavoro in Italia. I minorenni rifugiati e migranti, soprattutto quelli che viaggiano da soli, sono particolarmente vulnerabili alla violenza, abusi, sfruttamento e discriminazione; la sfida è riuscire a raggiungerli con il nostro intervento e restituire un volto e un futuro a quelle storie che nella cronaca sono spesso presentate come numeri”, ricorda Anna Riatti, coordinatrice Unicef per il programma in Italia.

L’Unicef ha anche lavorato (soprattutto in zone di transito come Roma e Ventimiglia) a sostegno degli irreperibili, ragazzi che si allontanano dalle strutture di accoglienza, diventando così estremamente a rischio di violenze, abusi, sfruttamento anche sessuale e traffico di esseri umani. Nel 2018 l’Unicef ha anche iniziato un programma di rafforzamento del sistema di prevenzione e risposta alla violenza di genere, con un focus sulla violenza sessuale.

“Il contesto operativo di riferimento, alla base dell’azione dell’Unicef in Italia, è la Convenzione Onu sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989, di cui quest’anno ricorrono i 30 anni dall’approvazione. Gli interventi, in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) dell’Agenda 2030, vogliono realizzare le condizioni di inclusione e uguaglianza, senza alcuna esclusione. Investire nei target approvati dalla comunità internazionale è necessario per realizzare il superiore interesse dei minorenni coinvolti nei processi di migrazione”, ha sottolineato il presidente dell’Unicef Italia Francesco Samengo.

Analizzando le principali sfide da affrontare, il rapporto sottolinea, fra l’altro, che persistono: una disomogeneità nei servizi di protezione e accoglienza rivolti ai minorenni stranieri non accompagnati, una scarsa offerta di forme di protezione alternative e complementari ai centri di accoglienza, un gap nella formazione degli operatori per l’identificazione e la gestione dei casi più vulnerabili, una criticità nell’accesso al sistema di istruzione e formazione professionale e poche opportunità di tirocini formativi.

“La nostra generazione rischia di perdersi anche quando diventiamo irregolari o clandestini in un Paese di cui conosciamo poco. Succede quando aspettiamo un documento che non arriva, quando aspettiamo mesi prima di ottenere il permesso di soggiorno - dice Ibrahim, di 17 anni, proveniente dalla Guinea, parlando a nome dei suoi coetanei migranti e rifugiati in Italia - Chiediamo protezione e accoglienza, che non significa solo avere un letto dove dormire. Significa accompagnare, informare, aiutare a capire il nuovo contesto, elementi che compiono l’accoglienza nel suo vero senso. Noi tutti dovremmo avere il diritto di esprimerci e di avere una chance nel futuro, non solo come migranti ma prima di tutto in quanto esseri umani”.

Per il 2019 l’Unicef conferma la presenza in Italia a supporto dei minorenni stranieri non accompagnati, con l’obiettivo di raggiungere circa 6.000 giovani migranti e rifugiati. Gli interventi richiederanno un impegno finanziario di circa 3.850.000 dollari, ma attualmente manca il 30% dei fondi necessari per raggiungere questi risultati.

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