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Metalli nel sangue e ritardi, mistero Imane

17 marzo 2019 | 09.01
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Autopsia e analisi dei tessuti per accertare la presenza di sostanze radioattive nel corpo della 34enne legata al caso Ruby e arrivò in ospedale con una grave patologia al midollo. Per ordine della procura, nessuno può avvicinarsi al corpo

Imane Fadil (Fotogramma)
Imane Fadil (Fotogramma)

Un'autopsia e l'analisi dei tessuti, ancora da compiere, per svelare il giallo sulla morte di Imane Fadil, 34enne modella marocchina e testimone chiave nei processi Ruby che vedono tra gli imputati Silvio Berlusconi, deceduta dopo un mese di agonia. Mercoledì o giovedì la risposta del laboratorio per accertare se è stata proprio l'esposizione a sostanze radioattive a causarne la morte. Quel che è certo, finora, è che l'autopsia avrebbe potuto essere eseguita subito, sia il giorno della morte - quando è stato disposto il sequestro di tutta la documentazione clinica e della salma -, sia il 6 marzo scorso, quando l'Humanitas ha ricevuto gli esiti tossicologici e li ha comunicati agli inquirenti.

Intanto, su ordine della Procura di Milano che indaga per omicidio volontario, al corpo della modella nessuno si può avvicinare. La conferma arriva dall'obitorio milanese dove si trova il cadavere in attesa di autopsia: ''E' una disposizione dell’autorità giudiziaria - dice all’Adnkronos un addetto - non possono vederla nemmeno parenti o amici".

LA CARTELLA - Secondo quanto è stato possibile ricostruire e risulta in cartella clinica a partire dal ricovero, dall'équipe medica sono stati eseguiti tutti gli accertamenti del caso: quando è arrivata all'Humanitas di Rozzano il 29 gennaio scorso, Imane aveva già una patologia grave e conclamata al midollo osseo ed è stata ricoverata in terapia intensiva. I primi esami sulla giovane marocchina, che aveva chiesto di esser parte civile nel processo Ruby Ter, hanno escluso la presenza di un linfoma o di altri tumori del sangue. I medici dell'Humanitas hanno quindi approfondito la ricerca, senza riscontrare tuttavia nel corpo della donna malattie autoimmuni che avrebbero potuto attaccare così gravemente il midollo e causare il repentino decadimento di altri organi vitali che poi ha portato alla morte della giovane il 1° marzo, a un mese dal ricovero.
Prima degli esami con 'test tossicologico su metalli' da cui è emersa la contaminazione
, che avrebbero richiesto una decina di giorni e sono stati eseguiti in un laboratorio specializzato di Pavia, anche i primi test tossicologici su Imane erano risultati negativi. Solo l'imminente autopsia e l'analisi dei tessuti potrebbero accertare se è stata proprio l'esposizione a sostanze radioattive a causarne il decesso.

Chi era Imane

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