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Rigopiano

Rigopiano, in aula i familiari delle vittime

16 luglio 2019 | 09.54
LETTURA: 9 minuti

Tensione in aula, con i familiari delle vittime presenti per la prima udienza preliminare: sulle maglie i volti dei parenti morti nella tragedia del 18 gennaio 2017. "Voglia di giustizia", le testimonianze delle famiglie

(foto Adnkronos)
(foto Adnkronos)

di Silvia Mancinelli
Udienza rinviata al 27 settembre alle 9.30 per valutare le costituzioni di parte civile e per consentire ai difensori degli imputati di interloquire sulle costituzioni di parte civile. Momenti di tensione si sono registrati in aula, al tribunale di Pescara, dove è terminata l’udienza preliminare per il disastro dell’hotel Rigopiano. Il giudice ha chiesto un parere alle parti per decidere una nuova data, compatibilmente agli impegni di tutti e, mentre le date slittavano, Giampaolo Matrone è intervenuto alzando la voce: "Sono due anni e mezzo che aspettiamo. Che sia il prima possibile". I parenti delle vittime si erano presentati in aule con magliette bianche sulle quali ognuno ha fatto stampare l’immagine del proprio familiare morto (VIDEO).

A rischiare il processo 24 imputati, tra i quali l'ex prefetto di Pescara Francesco Provolo, l'ex presidente della Provincia di Pescara Antonio Di Marco e il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, ai quali si aggiunge la società Gran Sasso Resort Spa.

Dal crollo o altri disastri colposi all'omicidio e lesioni colpose, all'abuso d'ufficio e al falso ideologico i reati ipotizzati a vario titolo dalla Procura. Al centro dell'inchiesta dei carabinieri forestali, coordinata dal procuratore capo Massimiliano Serpi e dal sostituto Andrea Papalia, la mancata realizzazione della carta valanghe, le presunte inadempienze relative alla manutenzione e allo sgombero delle strade di accesso all'hotel, il tardivo allestimento del centro di coordinamento dei soccorsi.

LE TESTIMONIANZE - "Finalmente siamo arrivati qui, dopo 2 anni e mezzo in cui se ne è parlato in tutti altri luoghi rispetto a un’aula di tribunale. Da oggi inizierà un cammino che spero non sia lunghissimo e porti alla giustizia. Chi ha sbagliato deve pagare, una tragedia come questa non può rimanere impunita", ha commentato all’Adnkronos Marco Foresta, 31 anni, unico figlio di Tobia e Bianca Iudicone.
"Ho tante aspettative - gli fa eco Francesco, fratello di Gabriele D’Angelo, morto a 31 anni nella valanga - sperando non sia un grande bluff e che la legge sia uguale per tutti. E' l’inizio di una grande battaglia. La nostra vita è stravolta, mia mamma oggi si è fatta forza ed è la prima volta che viene in udienza, pretendiamo giustizia".
"La mamma di Marinella è rimasta a casa, si è chiusa, siamo venuti qui io, il padre e la sorella. Non ci dà soddisfazione niente, ma chiedo solo che a questa gente tolgano il posto dove sono, posti di responsabilità che non meritano. Ancora sono dove erano, non è successo niente", ha continuato Giuliana, zia di Marinella Colangeli, 30enne responsabile del resort Rigopiano morta insieme ad altri 28 "angeli", come scritto nelle magliette dei loro familiari in aula.

"Mio genero è più forte, ha voglia di combattere e vuole giustizia. Io la vedo difficile", dice all’Adnkronos Vincenzo Cecioni, padre di Valentina morta a 32 anni. Indossa la maglietta bianca con la foto della figlia e scrolla le spalle, ormai distrutto dalla perdita. La donna, in vacanza insieme al marito Giampaolo, sopravvissuto insieme ad altre 10 persone e oggi in aula al Tribunale di Pescara, ha lasciato una bambina di 7 anni, Gaia. "Oggi tanta emozione e commozione - commenta Giampaolo Matrone - non so nemmeno io da ieri come mi sento, non vedo l’ora che finisca positivamente. Domani si ricomincia, sempre guardando al prossimo obiettivo, all’udienza che verrà. Andiamo avanti, la mia forza è Gaia, mia figlia. Combatto per lei e per la mamma che le è stata tolta".

"Ci aspettiamo venga fatta giustizia" dicono ancora all’Adnkronos Mariangela e Pina, mamma e zia di Ilaria Di Biase, morta a soli 22 anni nell'hotel, dove lavorava come cuoca. Stringono una foto della ragazza mentre gli occhi si fanno sempre più lucidi: "Devono pagare tutti, dal primo all'ultimo. E' stata una tragedia che si sarebbe potuta evitare. Noi stiamo male, sempre peggio, con tanta rabbia e tanto dolore, queste persone - aggiunge la mamma di Ilaria rivolgendosi agli imputati - secondo me non hanno coscienza di cosa accaduto, nemmeno ci pensano".
"E' solo l’inizio di una lunga lotta, ma oggi siamo qui a chiedere giustizia. Una giustizia che non ci ridarà indietro i nostri familiari, ma che potrà servire affinché tragedie come quella di Rigopiano non succedano più. Ci dobbiamo credere", dice Annamaria, sorella di Silvana Angelucci morta a 48 anni con il marito Luciano Caporale, di 52.

"Iniziamo un percorso lungo, abbiamo in questi due anni e mezzo commemorato, ci siamo riuniti, abbiamo pianto, letto tutti gli atti e siamo combattivi. Speriamo che questa sia la verità che ci porti poi alla giustizia. Da oggi inizia il vero percorso giudiziario, fino a ieri è stato solo commemorativo. Ora arriva il momento di attaccare". Così Gianluca Tanda, fratello di Marco, morto a 25 anni.
"Ci aspettiamo si arrivi alla verità, poi alla giustizia e, quindi, alla condanna", dicono Egidio, Paola e l'altro figlio Enrico, rispettivamente padre, madre e fratello di Emanuele Bonifazi. "Emanuele aveva 31 anni - ricordano - da 4 lavorava in quell’albergo come addetto alla reception. Un marchigiano in Abruzzo. Ci vuole tanta forza a portare avanti questa battaglia, è da due anni e mezzo che non molliamo un attimo. Noi, poi, siamo vittime del terremoto due volte, abitando in pieno cratere a Pioraco".

"Sono qui, ci voglio stare. Ma non ci credo. Spero di ricredermi, ma siamo in Italia e si sa come vanno queste cose. Io sono qui, seguirò sempre le udienze ma poi? Giustizia per cosa? Mia figlia non torna più", il commento amaro all'Adnkronos di Cristina, mamma di Luana Biferi, morta a 30 anni nell'hotel dove lavorava in cucina.

Liborio è invece il papà di Sara Angelozzi, morta a 41 anni. Era nell'hotel dove era andata a trascorrere due giorni di ferie insieme al marito Claudio Baldini, morto con lei. Ha gli occhi di chi non ha ancora smesso di piangere, da quando la valanga gli ha portato via sua figlia. "Era la a prima di 4 - riesce solo a dire - sono qui, voglio giustizia. Ma non ho la forza, chi e come potrà mai ripagare perdite tanto grandi?".

"Sono due anni e mezzo che aspettiamo, vogliamo giustizia. Oggi l’ennesimo rinvio. Siamo disposti ad aspettare, a patto che lavorino bene". Così all’Adnkronos Alessandro e Francesco, rispettivamente fratello e nipote di Domenico Di Michelangelo, morto a 40 anni a Rigopiano dove era in vacanza insieme alla moglie Marina Serraiocco di 37, morta anche lei, e al loro figlio Samuel, all’epoca 7 anni, sopravvissuto alla valanga del 18 gennaio 2017.
"Sotto la neve ho perso la mia unica figlia, Jessica. Aveva 24 anni, era andata all’hotel Rigopiano insieme al fidanzato Marco, 25 anni pure lui figlio unico. Erano 9 anni che stavano insieme ed erano andati lì solo un giorno per festeggiare l’anniversario, proprio come avevano fatto anche l’anno precedente - racconta all’Adnkronos il papà Mario Tinari -. La giustizia vera sarebbe che mia figlia e le altre vittime tornassero, ma visto che non è possibile almeno che paghi chi ha sbagliato, che venga rimosso dal proprio incarico perché ha dimostrato una incapacità totale. Sia da monito, la vera giustizia, per chi un giorno prenderà il posto dei responsabili".

L'AVVOCATO - "Lamentiamo un danno che si sviluppa sotto plurimi versanti, in particolare quello che più vogliamo far passare come messaggio è il fatto che il territorio comunale è stato isolato, che una serie di persone - non solo vittime e feriti ma anche l’intera comunità che si trovata sul territorio di Farindola - sono state in pericolo". Così all’Adnkronos l’avvocato Francesco Trapella, che difende e assiste il Comune di Farindola costituitosi parte civile in questa udienza.

"Siamo già stati riconosciuti dalla Procura come parte offesa e ragioniamo in termini di danno - aggiunge - Siamo entrati nel processo come parte civile, la nostra posizione è quella di far valere il danno alla incolumità, alla serenità di tutta la comunità. Il nostro è un interesse pubblico. Abbiamo subito anche un danno di immagine, il turismo è calato sebbene purtroppo ci sia quello dei curiosi come a Genova o in Emilia col terremoto, una costante nel nostro Paese".

PARTI CIVILI - Sono circa centodieci le costituzioni di parte civile che le difese degli imputati dovranno valutare il 27 settembre prossimo. Oltre alle 105 già individuate dalla Procura e alle 9 dei superstiti parti offese, si sono costituite anche associazioni di consumatori come Cittadinanzattiva, l’Inail e Codacons.

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