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Coronavirus, lavoratori positivi denunciano struttura don Gnocchi: "Contagi nascosti"

23 marzo 2020 | 20.16
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La denuncia firmata anche da lavoratori negativi al tampone. La replica dalla struttura: "Agiremo in tutte le sedi competenti affinché venga accertata la calunniosità di quanto affermato"

(Fotogramma)
(Fotogramma)

"Con una denuncia depositata telematicamente alle 11.37 di oggi all’ufficio ricezione della Procura della Repubblica di Milano, diciotto lavoratori, quasi tutti positivi al Covid-19 e di cui almeno uno tuttora ricoverato all’Ospedale Sacco di Milano, hanno chiesto al Pm di procedere per i reati di diffusione colposa dell’epidemia del coronavirus di cui agli artt. 438 e 452 c.p., oltre che di altri reati in materia di sicurezza del lavoro nei confronti del direttore generale, del direttore sanitario e del direttore dei servizi medici socio sanitari dell’Istituto Palazzolo - Fondazione Don Carlo Gnocchi, oltre che del legale rappresentante dell’Ampast, la cooperativa di lavoratori socio sanitari che opera all’interno della struttura milanese". Ad annunciare l'azione legale sono gli avvocati Romolo e Massimo Reboa e Gabriele Germano che assistono 18 tra dipendenti e collaboratori.

"Nella loro denuncia i diciotto lavoratori - spiegano i legali - affermano che i responsabili dell’Istituto Palazzolo - Fondazione Don Carlo Gnocchi, non solo hanno tenuto nascosti moltissimi casi di lavoratori contagiati dal Covid-19, benché ne fossero a conoscenza almeno dal 10 marzo scorso, ma hanno anche impedito ai lavoratori l’uso delle mascherine per non spaventare l’utenza, invece di fornir loro idonei Dispositivi di Protezione Individuale".

"Con grande senso civico hanno voluto sottoscrivere la denuncia anche alcuni lavoratori negativi al tampone - aggiunge Romolo Reboa - pur sapendo di rischiare il posto di lavoro, ritendendo che non si possa rimanere inerti allorché, in una struttura ospedaliera, si mette scientemente a rischio la salute dei lavoratori e dei pazienti".

"Significativo del dispregio della salute pubblica un passaggio della denuncia - continua l'avvocato - dove si descrive la discriminazione tra i lavoratori, con quelli iscritti nei libri paga dell’Ampast società cooperativa costretti a portare a lavare a casa i propri vestiti infetti (e, quindi, esponendo al contagio centinaia di persone sui mezzi di trasporto), mentre quelli di dipendenti in busta paga e/o degenti presso la Fondazione Don Carlo Gnocchi venivano lavati e sterilizzati in loco. A quanti hanno concorso in tale discriminazione epidemiologica, ricordo che i virus, come la morte, non fanno distinzione tra lavoratori 'ufficiali' e lavoratori 'interposti'".

Immediata la risposta della Fondazione, attraverso gli avvocati Antonello Martinez e Stefano Toniolo: "Rispetto all’utilizzo delle mascherine da parte degli operatori sanitari sono stati adottati, già dal 24 di febbraio, da parte di tutti i centri di Fondazione Don Gnocchi, ivi compreso l’Istituto Palazzolo di Milano, provvedimenti operativi che hanno recepito i protocolli dell’Istituto Superiore della Sanità e dell’Oms - precisano - Non corrisponde al vero, e costituisce grave ed infondata accusa, che detti provvedimenti abbiano impedito agli operatori sanitari l’utilizzo delle mascherine 'per non spaventare l’utenza'. I dati della positività degli operatori, triste e fisiologica conseguenza dell’attuale pandemia, sono stati trattati, sotto ogni profilo, in linea con la normativa sulla privacy e nel pieno rispetto delle direttive sanitarie in essere; costituisce pertanto affermazione assurda e destituita da ogni fondamento giuridico e fattuale che sarebbero stati 'tenuti nascosti moltissimi casi di lavoratori contagiati'.

Qualora la notizia della presentazione della denuncia fosse verificata - scrivono - Fondazione don Gnocchi si riserva di agire in tutte le sedi competenti, civili e penali, affinché venga accertata la falsità e la calunniosità delle notizie propalate e ne vengano perseguiti i responsabili".

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