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Bassetti: "In alcune aree non si può più aspettare"

Foto Ipa/Fotogramma
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03 novembre 2020 | 19.58
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I dati dell'ultimo bollettino su Covid-19 in Italia "confermano il trend degli ultimi giorni, con una crescita importante del numero dei contagi e delle ospedalizzazioni, anche di quelle in terapia intensiva, per cui è il momento di intervenire. Lo era già 3 settimane fa ed è ancora più urgente adesso cercare di limitare la diffusione dei contagi, soprattutto in alcune aree del nostro Paese che sono più problematiche rispetto ad altre. Lì non si può più aspettare". Parola di Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova e componente della task force Covid-19 della Liguria, intervistato dal Tg4.

Interventi mirati, dunque, ma non una chiusura totale. "Credo che dobbiamo evitare nella maniera più assoluta un lockdown generalizzato - ribadisce Bassetti - che aiuterebbe sicuramente i contagi, ma decreterebbe probabilmente la fine del nostro Paese dal punto di vista economico, sociale e sanitario".

In questo momento della crisi "bisogna avere tanta calma, tanto sangue freddo ed evitare polemiche. E sarebbe il caso che anche a livello politico, se si prendono delle decisioni, anche dure, siano condivise da tutti, maggioranza e opposizioni. Questo sarebbe un momento di grande maturità per il nostro Paese", è l'appello all'unità lanciato da Bassetti.

Un monito che vale anche per la categoria degli scienziati, alla quale appartiene. "Non ho più voglia di polemizzare - spiega il medico -. Credo sia arrivato il momento di guardare avanti tutti insieme e di non guardare più indietro. Probabilmente abbiamo sbagliato tutti", riflette Bassetti che nelle scorse ore su Facebook scriveva "paura, panico e disordine sono i peggiori ostacoli nella lotta al Covid-19. Riconosciamo tutti eventuali errori commessi, ma è il momento di essere uniti senza polemiche per il bene del nostro Paese".

Secondo l'esperto "una certa comunicazione, soprattutto un po' terroristica, non ha aiutato. Perché le persone evidentemente in alcune situazioni, parlo per esempio di Milano", si ritrovano impaurite e "telefonano al 118 o vanno al pronto soccorso quando non ne hanno bisogno".

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