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Caso Regeni, procura di Roma va avanti. Egitto: "Prove insufficienti"

30 novembre 2020 | 18.46
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(Fotogramma)
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La Procura di Roma è pronta a chiudere le indagini sul caso di Giulio Regeni, il ricercatore friulano rapito, torturato e ucciso nel 2016 in Egitto, a carico di cinque 007 egiziani appartenenti alla National Security accusati di sequestro. E’ quanto ha comunicato il procuratore capo di Roma Michele Prestipino al procuratore Generale d’Egitto nel corso di un nuovo incontro.

"Il procuratore generale d’Egitto nel prendere atto della conclusione delle indagini preliminari italiane, avanza riserve - si legge in una nota congiunta dei due uffici giudiziari - sulla solidità del quadro probatorio che ritiene costituito da prove insufficienti per sostenere l’accusa in giudizio. In ogni caso la procura generale d’Egitto rispetta le decisioni che verranno assunte, nella sua autonomia, dalla procura della Repubblica di Roma".

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La procura generale d’Egitto ritiene che l’esecutore dell’omicidio di Giulio Regeni è ancora ignoto, riporta la nota congiunta. La procura generale d’Egitto ha comunicato, inoltre, "di aver raccolto prove sufficienti nei confronti di una banda criminale, accusata di furto aggravato degli effetti personali di Giulio Regeni che sono stati rinvenuti nell’abitazione di uno dei membri della banda criminale. Le indagini - si legge nella nota - hanno accertato che la stessa banda aveva già compiuto atti simili ai danni di cittadini stranieri, tra i quali anche un altro cittadino italiano e alcune testimonianze acquisite hanno consolidato il quadro probatorio. Inoltre il modus operandi della banda è caratterizzato dall’utilizzo di documenti contraffatti di appartenenti alle forze dell’ordine".

La procura generale d’Egitto ha spiegato poi "che procederà per queste ragioni nei loro confronti con la chiusura delle indagini, incaricando inoltre gli inquirenti competenti di intraprendere tutte le misure necessarie per giungere all’identificazione dei colpevoli dell’omicidio. La procura della Repubblica di Roma prende atto della decisione della procura generale d’Egitto".

''La presa di posizione egiziana che, rifiutandosi di fornire una risposta alle richieste dei nostri magistrati, rilancia l’ennesimo tentativo di depistaggio nella fase conclusiva delle indagini è un insulto alla nostra intelligenza, un oltraggio che non possiamo permetterci di subire'' scrive in una nota Erasmo Palazzotto, presidente della commissione parlamentare d'inchiesta sulla morte di Giulio Regeni.

''Il Governo assuma tutte le misure necessarie a tutelare la dignità e la credibilità internazionale del nostro Paese. Questa non è una vicenda privata della famiglia Regeni, ma una questione nazionale che ci riguarda tutte e tutti''.

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