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Indonesia: pressioni per stop esecuzioni, ma pronte bare per 8 stranieri

27 aprile 2015 | 12.53
LETTURA: 4 minuti

Secondo un fotografo locale, nove casse avvolte in un panno bianco sono state portate da una chiesa locale alla stazione di polizia di Cilacap, presso l'isola prigione di Nusakambangan, dove i detenuti verranno giustiziati. Nel braccio della morte una donna filippina, due australiani, quattro nigeriani, un indonesiano e un brasiliano che, secondo la famiglia, è malato di mente

(Afp) - AFP
(Afp) - AFP

Sulla pena di morte Giacarta va avanti per la sua strada. Mentre cresce la pressione internazionale per fermare le esecuzioni dei nove detenuti condannati per reati di droga, otto dei quali stranieri, le autorità indonesiane hanno già preparato le bare.

Lo riferisce un fotografo locale raccontando che nove casse avvolte in un panno bianco sono state portate da una chiesa locale alla stazione di polizia di Cilacap, presso l'isola prigione di Nusakambangan, dove i detenuti verranno giustiziati. L'ufficio del procuratore generale ha detto che ai prigionieri e alle loro famiglie è stata annunciata l'imminente esecuzione, ma ha rifiutato di fornire una data.

Secondo l'avvocato della filippina Mary Jane Veloso, l'esecuzione avverrà domani. Sul caso il presidente delle Filippine Benigno Aquino ha detto che il presidente indonesiano Joko Widodo è stato "comprensivo" quando ha sollevato il caso in una breve chiacchierata al vertice dei leader dell'Asean a Kuala Lumpur e che avrebbe consultato il procuratore generale sulle questioni giuridiche.

Nel frattempo, si moltiplicano gli appelli nazionali e internazionali per una sospensione del verdetto. Una petizione online chiede a Joko di mostrare misericordia per Veloso ha raccolto quasi 8.500 firme. Mentre il profilo Twitter del presidente indonesiano è stato inondato di messaggi di connazionali e stranieri che implorano clemenza.

Tra i detenuti di fronte al plotone di esecuzione ci sono anche due australiani, la cui esecuzione imminente ha provocato uno scontro diplomatico tra Giacarta e Canberra. Il primo ministro australiano durante il fine settimana ha anche scritto nuovamente al presidente indonesiano implorando clemenza per i due connazionali condannati. Mentre il ministro degli Esteri australiano Julie Bishop si è detta "profondamente costernata" dal fatto che l'Indonesia ha ignorato la richiesta di rinviare l'esecuzione della coppia perché in coincidenza con le celebrazioni dell'Anzac day, in onore dei caduti australiani e neozelandesi della I guerra mondiale.

Gli altri sono quattro nigeriani, un indonesiano e un brasiliano che, secondo la famiglia, è malato di mente. Il francese Serge Atlaoui ha invece ottenuto una momentanea sospensione della sentenza in attesa dell'esito della sua ultima richiesta di appello. Domenica scorsa, il presidente Joko si è rifiutato di rispondere alle domande circa le esecuzioni previste, dicendo tutti i quesiti devono essere indirizzati all'ufficio del procuratore generale.

Secondo Amnesty International le esecuzioni pregiudicherebbero seriamente la credibilità dell'Indonesia sul tema dei diritti umani a livello regionale e globale."Nonostante la disperazione di questa situazione, l'esperienza passata ci mostra c'è ancora tempo per fermare le esecuzioni e porre fine alla pena di morte in Indonesia e altrove", ha detto Amnesty.

Mentre il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha esortato Giacarta a prendere in considerazione una moratoria sulla pena di morte, spiegando che i reati legati alla droga in genere non sono considerati "crimini molto gravi". "Secondo il diritto internazionale, se alla fine si fa ricorso alla pena di morte, dovrebbe essere comminata solo per i crimini più gravi, in particolare quelli che riguardano l'omicidio volontario, e solo con le adeguate garanzie", ha detto un portavoce delle Nazioni Unite.

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