Forse l'avvertimento lanciato a Pyongyang "non era abbastanza duro". Così Donald Trump è tornato stasera sul caso Corea del nord e sulla sua minaccia di reagire con "fuoco e furia" ad eventuali provocazioni nordcoreane. "Era ora che qualcuno lottasse per il popolo di questo Paese", ha aggiunto il presidente americano, sottolineando come le sue parole siano condivise dai militari "al 100%".
"Siamo appoggiati da tutti e da molti altri leader", ha aggiunto. "E ho notato che molti senatori e altri si sono espressi oggi in favore di quello che ho detto. Ma forse l'unica cosa è che quella dichiarazione non era abbastanza dura". Trump non ha poi risposto ad una domanda sulla possibilità di un attacco preventivo contro la Corea del Nord: "Non parliamo di questo", ha detto.
Il leader della Casa Bianca ha quindi ribadito il suo monito a Pyongyang esortandola a darsi da fare per comportarsi in modo utile o affrontare in caso contrario problemi "come poche nazioni hanno affrontato".
Poi, rivolto ai giornalisti nel suo club di golf a Bedminster, nel New Jersey, ha detto di aver avuto "grande rispetto per la Russia e la Cina per quello che hanno fatto sulle sanzioni": "Rispetto quello che hanno fatto ma probabilmente non sarà cosi efficace come molte persone pensano, credo che si possa fare di più. Sì, la Cina può fare di più e deve fare di più".
"I cittadini del nostro Paese sono al sicuro, i nostri alleati sono al sicuro, se la Corea del Nord si metterà nei problemi o metterà nei guai qualche nazione allora ci saranno sicuramente conseguenze", ha ribadito poi Trump.