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Baghuz liberata, cade ultima roccaforte Is

23 marzo 2019 | 08.01
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L'annuncio mette fine a quasi 5 anni di guerra contro lo Stato Islamico in Siria e Iraq. Il padre di Orsetti: "Avrebbe gioito con noi"

(Afp)
(Afp)

L'ultima roccaforte dello Stato Islamico in Siria, Baghuz, è stata liberata. Lo ha annunciato Mustafa Bali, portavoce delle Forze democratiche siriane (Sdf), le milizie curde appoggiate dagli Stati Uniti. "Le Forze democratiche siriane dichiarano la totale eliminazione del cosiddetto califfato e la sconfitta territoriale al 100 per cento dell'Isis. In questo giorno unico, commemoriamo migliaia di martiri i cui sforzi hanno reso possibile la vittoria", ha annunciato Bali su Twitter.
L'annuncio di oggi mette fine a quasi cinque anni di guerra contro lo Stato Islamico in Siria e in Iraq. Nelle scorse settimane, le milizie curde avevano dato inizio alla battaglia finale per espellere l'Is dalla sua ultima roccaforte di Baghuz, dopo l'evacuazione di migliaia di civili e la resa dei combattenti dello Stato Islamico nell'area.
L'Is aveva raggiunto la sua massima espansione territoriale nell'estate del 2014, con la conquista di Mosul, nel nord dell'Iraq e la proclamazione del cosiddetto "califfato". Baghuz, situata sul fiume Eufrate, nell'est della Siria e in prossimità del confine iracheno, in una zona ricca di risorse energetiche, era l'ultimo territorio di rilievo in mano allo Stato Islamico, che per anni ha mantenuto il controllo di ampie fette di territorio in entrambi i Paesi. Le forze curde-siriane hanno avuto un ruolo chiave nella sconfitta dell'Is, riconquistando gran parte del territorio in mano allo Stato Islamico, compresa l'ex 'capitale' Raqqa.

"Questo è un momento storico, che abbiamo atteso insieme alla comunità internazionale". Così Abdel Kareem Umer, il capo delle relazioni internazionali delle Forze democratiche siriane (Sdf), commenta all'agenzia dpa la conquista di Baghuz. "Questo non significa che abbiamo messo fine al terrorismo e a Daesh", aggiunge, usando l'acronimo arabo dell'Is. "Abbiamo messo fine a Daesh dal punto di vista militare, abbiamo messo fine al loro stato. Daesh ha ancora cellule dormienti e la loro ideologia esiste ancora nell'area sulla quale hanno governato per anni", ha aggiunto Umer.

E' nella provincia di Deir Ezzor, nell'est della Siria, che si è combattuta l'ultima battaglia contro il sedicente Stato islamico. Qui, a Baghuz, ha perso la vita il fiorentino Lorenzo Orsetti, che si era unito alle Forze democratiche siriane. E qui è rimasto ferito il fotografo italiano Gabriele Micalizzi. L'offensiva a Deir Ezzor era in corso da settembre. A rallentare l'avanzata delle Fds sono state le minacce rappresentate dai cecchini dell'Is, dalle mine collocate dai jihadisti sulla strada e dai tunnel scavati dai miliziani, oltre alla presenza di ostaggi e di civili.

MA LE VITTIME NON FESTEGGIANO - Dagli sfollati a chi è stato abusato dai miliziani del sedicente Stato Islamico (Is), fino alle famiglie delle persone uccise dai jihadisti in Siria e in Iraq, le vittime dei miliziani di Abu Bakr al-Baghdadi dicono di avere ''poco da festeggiare''. Sebbene l'Is sia stato sconfitto militarmente, la sua avanzata dal 2014 ha cambiato in modo radicale e permanente il Medioriente, sostiene l'emittente curda Rudaw in un'analisi.

"L'idea che l'Is sia sconfitto è solo uno scherzo", ha detto Omar Mohammed, blogger di 'Mosul Eye', che ha documentato la vita sotto il sedicente Stato Islamico nella città dell'Iraq settentrionale. Secondo lui, anche se il gruppo non controlla più un territorio, può contare su migliaia di miliziani in tutto l'Iraq e in Siria, disposti a dare la loro vita per la causa jihadista. "Le forze di Daesh vengono sconfitte, ma la mente di Daesh non può essere sconfitta", ha detto a Rudaw Anam, 24 anni, un cristiano sfollato di Qaraqosh, che ha vissuto a Erbil dall'agosto del 2014 al maggio 2017.

In Iraq e in Siria, l'Is "mostra l'intenzione di voler alimentare la tensione settaria e di porsi come portabandiera per le comunità emarginate", hanno detto le Nazioni Unite in un rapporto del primo febbraio scorso. Secondo l'Onu, i jihadisti "minano le attività di stabilizzazione e ricostruzione, mirano a ricostruire le infrastrutture e in generale ostacolano il progresso economico".

Tra le comunità più colpite c'è quella degli Yazidi, vittime di un genocidio compiuto dall'Is. Rapiti, uccisi in massa, torturati, con le donne trasformate in schiave sessuali, ora gli Yazidi sopravvissuti vivono in un luogo "liberato" dall'Is, ma le loro identità sono state distrutte. Il premio Nobel per la pace Nadia Murad ha avviato un'iniziativa per sostenere le vittime di violenza sessuale, ricostruire le comunità in crisi e combattere l'ideologia dell'Is. "E' importante avere un piano per combattere questa ideologia e impedire alle persone di unirsi a gruppi come l'Is - ha detto Murad a Rudaw - Penso che questa ideologia resista, è pericoloso pensare che l'Is non si riorganizzerà, magari con un altro nome".

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