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Cina

Hong Kong, irruzione e cariche

01 luglio 2019 | 12.08
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Azione dei manifestanti nell'anniversario della riunificazione con Pechino

(AFP)
(AFP)

Scontri fra polizia e manifestanti hanno segnato la cerimonia dell'anniversario della riunificazione di Hong Kong con la Cina, che per la prima volta si è svolta al chiuso. La polizia dell'ex colonia britannica ha fatto uso di manganelli e spray al pepe per cercare di disperdere i dimostranti che, dalla notte, si erano riuniti vicino ai palazzi del governo.

Muniti di occhiali da piscina e mascherine per difendersi dai lacrimogeni, i manifestanti hanno continuato ad assediare i palazzi, malgrado l'intervento della polizia, riuscendo poi a entrare nel Parlamento. Dopo l'irruzione, hanno appeso all'interno dell'edificio la bandiera dell'epoca britannica, con la Union Jack e lo stemma e l'emblema dell'ex colonia. In centinaia sono entrati nella hall dell'edificio, dove hanno scritto slogan sui muri con gli spray e rotto le telecamere di sicurezza. Altri attivisti hanno innalzato barricate fuori per prevenire l'intervento delle forze di sicurezza. Secondo i media locali sono stati dispiegati almeno 5mila agenti in assetto anti-sommossa. La polizia di Hong Kong ha intimato ai manifestanti di sgomberare l'edificio. Poi, in tenuta antisommossa ha lanciato gas lacrimogeni e caricato i manifestanti radunati davanti alla sede del Parlamento.

Con la scusa della pioggia che si è abbattuta su Hong Kong, le autorità hanno deciso per la prima volta di svolgere la cerimonia al chiuso del Centro congressi di Wan Chai. La leader dell'esecutivo di Hong Kong, Carrie Lam, ha pronunciato un breve discorso di sei minuti, in cui ha promesso di riformare il suo stile di governo, riferisce il quotidiano 'South China Morning Post'. La cerimonia dell'alzabandiera si è svolta come di consueto sul molo ma le autorità l'hanno seguita al chiuso in diretta video.

Ogni anno l'opposizione organizza proteste per l'anniversario della riunificazione con la Cina, ma quest'anno la situazione è particolarmente tesa dopo le manifestazioni che, da metà giugno, hanno portato nelle strade almeno un milione di persone contro la legge di estradizione. Lam ha sospeso l'approvazione del provvedimento, che avrebbe permesso di estradare in Cina cittadini e residenti, annullando di fatto le garanzie democratiche del sistema giudiziario di Hong Kong. La protesta è tuttavia continuata per chiedere le dimissioni di Lam, considerata troppo vicina a Pechino. Gli abitanti di Hong Kong appaiono sempre più decisi a voler difendere l'autonomia e le garanzie democratiche promesse all'ex colonia britannica fino al 2047 nell'ambito dell'accordo che 22 anni fa ne ha sancito il passaggio sotto la sovranità cinese.

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