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Mattarella: presidente non è notaio

12 maggio 2018 | 17.32
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(foto Quirinale)
(foto Quirinale)

"Luigi Einaudi si servì in pieno delle prerogative attribuite al suo ufficio ogni volta che lo ritenne necessario. Fu il caso illuminante del potere di nomina del presidente del Consiglio dei ministri, dopo le elezioni del 1953. Nomina per la quale non ritenne di avvalersi delle indicazioni espresse dal principale gruppo parlamentare, quello della Democrazia Cristiana". Così il capo dello Stato, Sergio Mattarella, a Dogliani per il 70esimo anniversario dell'inserimento al Quirinale di Luigi Einaudi come primo presidente della Repubblica eletto dal Parlamento.

"Fu un passaggio - ha aggiunto Mattarella - di un esecutivo di pochi mesi, guidato dall’ex ministro del Tesoro, Giuseppe Pella, e che portò al chiarimento politico con la formazione di una maggioranza tripartita che governò, con Mario Scelba, sino alla scadenza del settennato dello stesso Einaudi".

La presidenza di Einaudi fu "tutt’altro che 'notarile'" ha detto Mattarella, ricordando che "Einaudi rinviò due leggi approvate dal Parlamento, perché comportavano aumenti di spesa senza copertura finanziaria, in violazione dell’art. 81 della Costituzione". Una presidenza tutt'altro che notarile come dimostrò anche "la vicenda del diritto di nomina dei cinque giudici di spettanza del Presidente, secondo il disposto dell’art. 135 della Costituzione. La questione portò, nel 1951, in occasione della legge che integra quell’articolo, poi approvata nel 1953, a un aperto contrasto con il governo e si concluse con la piena conferma dei poteri del Presidente stabiliti dalle norme costituzionali".

"Spettava a Luigi Einaudi una esperienza senza precedenti: essere il moderatore dell’avvio della vita dell’Italia repubblicana. Con la discrezione e la fermezza che lo caratterizzavano - ha affermato il capo dello Stato - diede vita a un dialogo di permanente leale collaborazione istituzionale, proponendo una penetrante 'moral suasion' nei rapporti con il governo, a partire dall’esercizio del potere previsto all’art. 87 della Costituzione, che regola la presentazione alle Camere dei disegni di legge di iniziativa governativa".

"Il costituzionalismo di Luigi Einaudi, testimoniato dalla sua attivissima partecipazione al dibattito dell’Assemblea costituente - ha detto ancora Mattarella - si può riassumere nel binomio libertà e buongoverno. Due elementi che esprimevano le convinzioni più profonde dello studioso Einaudi: solo una società libera e robusti contropoteri avrebbero impedito abusi".

"Rendere omaggio oggi al primo presidente 'costituzionale' della Repubblica significa riflettere sui caratteri della nostra democrazia - ha sottolineato Mattarella - Era, quella italiana, una democrazia in bilico, erano avvenute scelte divaricanti" ma "i risultati delle elezioni generali del 18 aprile 1948 avevano rappresentato lo spartiacque, la democrazia uscì vincente dalla prova. Difatti, la divaricazione tra le forze politiche legittimate a guidare il Paese e le forze politiche alle quali era assegnato il ruolo di opposizione non si tradusse mai in una democrazia dissociativa che avrebbe reso la Repubblica fragile e debole".

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