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Calenda: "Nozze M5S-Pd degenerazione della politica"

18 agosto 2020 | 10.16
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"È la degenerazione totale della politica, una cosa che non ha eguali in Europa”. Questo il commento di Carlo Calenda riguardo la vicenda di Rousseau e le nozze Pd-M5S. In un’intervista alla Stampa, il leader di Azione descrive il momento politico attuale come contrapposizione fra un polo populista e uno sovranista, con i partiti delle grandi famiglie europee - Pd e Forza Italia - schiacciati nel ruolo di subalterni”. “È evidente – afferma Calenda - che un Paese con un debito immenso e un rischio chiaro per la tenuta dello Stato, potrebbe non sopravvivere a questa situazione. Dal taglio ai parlamentari al giustizialismo, dalla velleità di nazionalizzare anche il gelato alla non modifica dei decreti sulla Sicurezza sino a Quota100, che rimane, l'agenda la fanno i Cinquestelle. Il populismo grillino si sposa col massimalismo Pd. La loro saldatura non è tattica, ma sociale e politica”.

Quanto al ruolo di Azione, Calenda dice che “ciò che conta è il pensiero che esprimi. Azione è la casa di popolari, liberali e riformisti, le tre grandi famiglie che hanno fatto l'Europa. L'obiettivo è il buon governo che vada oltre lo scontro sterile ed ideologico su tutto, dai migranti al Mes. Estremizzare è lo schema di gioco populista e sovranista. Per nascondere l'incapacità del governo danno del fascista agli altri. In assenza di una discussione seria, si finisce per distruggere il Paese. Popolari, liberali e riformisti son la maggioranza che ci voterà”.

Zingaretti e Berlusconi, i partiti tradizionali, dice ancora Calenda, “hanno festeggiato il Recovery Fund, senza badare al fatto che avremo meno fondi Peep dalla Bce l'anno prossimo. L'Italia ha perso l'autonomia finanziaria, avrà sempre bisogno della spalla dell'Europa e della Bce. Se andassero al governo delle forze antieuropeiste, il rischio di tracollo finanziario sarebbe immediato. Come fai a disegnare un piano di investimento e crescita se sei contro tutto? Guidati da populisti e sovranisti, se ci affidiamo all'ex venditore di bibite o a quello che non frequentava il Viminale quando era ministro, sul mercato non ci andiamo ma più da soli".

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