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Ragusa: Ferrarotti, non si collabora non per omertà ma per paura dello Stato

"Il fatto stesso che il cacciatore che ha trovato il cadavere sia ora indagato semplicemente per ragioni d'ufficio allontana i cittadini e non li incoraggia a collaborare".

Franco Ferrarotti
Franco Ferrarotti
02 dicembre 2014 | 17.26
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"Omertà? No, paura dello Stato, dei suoi meccanismi burocratici che possono stritolarti". Il decano dei sociologi italiani Franco Ferrarotti osserva all'AdnKronos che "quest'ultimo episodio in provincia di Ragusa, dove non si trovano testimoni per il brutale omicidio del bambino, conferma un atteggiamento nazionale di grande rilievo nella sua negatività e che va al di là dei casi specifici. L'atteggiamento non collaborativo del comune cittadino dimostra la paura dell'italiano medio verso la struttura dello Stato e della giustizia in particolare. La gente non vuole essere coinvolta, perché teme di essere stritolata dal meccanismo burocratico che governa il nostro Paese in tanti, troppi ambiti".

Per Ferrarotti, "senza voler esprimere ovviamente un giudizio di merito sulla singola persona, il fatto stesso che colui che avrebbe visto casualmente il cadavere del bambino e lo ha rivelato alla polizia, il cacciatore, ora si trova addirittura indagato per 'ragioni di ufficio'. Ebbene, questo è un coinvolgimento giudiziario che fa paura alle persone che potrebbero aver visto o sentito qualcosa e non vogliono trovarsi coinvolte o addirittura a doversi giustificare davanti agli inquirenti, alla polizia, al magistrato".

E allora, "si sceglie la non collaborazione: per non avere noie, non per coltivare una cultura omertosa e coprire i colpevoli. Questo atteggiamento - sottolinea Ferrarotti - è uno dei tanti aspetti che compongono il più complesso distacco degli italiani dalle istituzioni in genere. Ma questo, purtroppo, si traduce in una inesistenza di una comunità intesa in senso proprio. Una mancanza di senso dello Stato nei cittadini che dovrebbe preoccupare e tormentare l'intera classe dirigente: politica, sindacale, economica, intellettuale", conclude il sociologo.

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