Analisi di Axiom, Intesa e Unicredit potrebbero trarre i maggiori vantaggi
Il risiko sarà il motore degli istituti bancari in Borsa nel 2026: se si concluderanno 2-3 operazioni importanti, le banche italiane potrebbero sovraperformare quelle europee. I rischi rimangono la politica e uno scenario macroeconomico sfavorevole, ma lo slancio del settore, i fondamentali e il rendimento cash (9-10%) sono fortemente favorevoli. Lo mette nero su bianco David Benamou, Cio di Axiom Alternative Investments, secondo cui l'impatto dell’M&A sul mercato azionario è positivo: "Crea campioni nazionali più efficienti (con un rapporto costi/ricavi inferiore al 45%), migliora l'allocazione del capitale in eccesso e innesca una rivalutazione dei titoli. Sono i gruppi leader - Intesa e UniCredit - che ne traggono potenzialmente il massimo vantaggio, con un Roe post-integrazione che potrebbe superare il 12-14%".
Secondo l'analista, l’M&A "crea volatilità a breve termine sui titoli coinvolti nel caso, ad esempio, di battaglie a colpi di offerte e rilanci o di possibili veti governativi, ma è anche un chiaro sostegno a medio termine per il rally del settore (+58% per le banche europee nel 2025)". Il 2026, spiega, sarà un anno di consolidamento dei guadagni piuttosto che di un nuovo rally esplosivo, con un potenziale rialzo dell'8-10% oltre al rendimento in contanti del 9-10%
"Il trend positivo in borsa per le banche italiane ed europee dovrebbe sostanzialmente continuare nel 2026, anche se con minore intensità rispetto al 2024-2025", sottolinea. "Il rally osservato negli ultimi anni, trainato da margini di interesse netti elevati, una solida qualità degli attivi e una redditività record (ROE medio intorno al 15-16% nel 2025 per le principali banche italiane come Intesa Sanpaolo e UniCredit), continuerà a beneficiare di un contesto di tassi di interesse stabili intorno al 2% secondo le proiezioni della Bce (inflazione all'1,7% nel 2026). Il margine di intermediazione dovrebbe stabilizzarsi o crescere modestamente grazie alla ripresa dei volumi dei prestiti e all'aumento dei ricavi da commissioni". La normalizzazione della politica monetaria (fine dei tagli aggressivi dei tassi) e la crescita economica moderata (circa l'1% per l'eurozona), sottolinea, "porranno un freno ad un rialzo rilevante".
Le banche italiane, prosegue, rimangono interessanti grazie ai solidi coefficienti patrimoniali (Cet1 medio >15%), alle generose distribuzioni agli azionisti (riacquisti di azioni proprie e dividendi che offrono rendimenti del 9-10%) e al consolidamento in corso che rafforza i gruppi leader, Unicredit e Intesa Sanpaolo. "Il settore in Italia - afferma - potrebbe sovraperformare il mercato azionario in generale se le valutazioni rimarranno basse (P/E 2026 intorno a 9x). Non mancano tuttavia rischi, come un moderato aumento dei crediti in sofferenza o gli shock geopolitici, che smorzano l'ottimismo".
L'attività di fusione e acquisizione, conclude l'analista, rimane il principale catalizzatore per il settore bancario italiano nel 2026, dopo un 2025 già intenso (offerta di Unicredit per Banco Bpm, approccio di Mps a Mediobanca, mossa di Mediobanca su Banca Generali, ecc.). Il consolidamento, afferma, "è inevitabile per raggiungere la dimensione necessaria a superare la storica frammentazione del settore e la pressione normativa (la Bce continua a incoraggiare le fusioni per migliorare la resilienza)". (di Andrea Persili)