Unicredit, l'esperto di Orrick Italia: "Ricorso per difendere autonomia e influenzare futuro quadro regolatorio"

Il vero obiettivo di Unicredit - spiega Notari all'Adnkronos - salvaguardare la propria capacità di agire liberamente in operazioni di fusione e acquisizione, sia in Italia che all’estero

Unicredit, l'esperto di Orrick Italia:
14 novembre 2025 | 13.27
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"Unicredit aveva a disposizione un periodo di 60 giorni dalla notifica della sentenza per presentare il ricorso, con scadenza fissata al 12 novembre. La rapidità con cui la banca si è attivata dimostra la volontà di evitare che le restrizioni stabilite diventino un precedente che potrebbe ostacolare future iniziative di crescita e acquisizione". Così Flavio Notari, Head of Tax for Technology Companies di Orrick Italia, spiega all'Adnkronos la scelta di Unicredit di ricorrere al Consiglio di Stato sulla sentenza di primo grado del Tar avente ad oggetto il golden power esercitato dall'esecutivo sull'offerta lanciata dall'istituto di Piazza Gae Aulenti su Banco Bpm.

Il vero obiettivo di Unicredit - spiega - è salvaguardare la propria capacità di agire liberamente in operazioni di fusione e acquisizione, sia in Italia che all’estero. In particolare, la banca si oppone a due condizioni ritenute troppo gravose: l’obbligo di abbandonare il mercato russo entro tempi definiti, considerato non realistico e difficilmente attuabile, il vincolo a mantenere investimenti nei fondi italiani gestiti da Anima Sgr, che secondo Unicredit contrasta con la normativa europea sulla libera circolazione dei capitali e con l’autonomia dei gestori prevista dalla direttiva MiFID.

Se il Consiglio di Stato dovesse accogliere il ricorso, "Unicredit e l’intero settore bancario potrebbero beneficiare di una maggiore chiarezza normativa e di una riduzione dei vincoli che limitano le strategie di crescita". Al contrario, prosegue Notari, "una conferma delle restrizioni rischierebbe di creare un precedente negativo, condizionando le prospettive di consolidamento bancario sia a livello nazionale che europeo".

La scelta di Unicredit si configura quindi "come una difesa della propria autonomia e come un tentativo di influenzare il quadro regolatorio futuro". Anche senza un interesse per Banco Bpm, dice Notari, "la banca punta a evitare che interventi straordinari dello Stato diventino la norma, con possibili effetti su tutte le operazioni di aggregazione nel settore. In un contesto dove la dimensione e la capacità di consolidamento sono sempre più determinanti, la certezza delle regole e la libertà di movimento sono elementi essenziali per competere efficacemente".

Sul fronte europeo, la Commissione Ue, dice Notari, "ha già manifestato preoccupazione per l’eccessivo interventismo politico che ostacola le fusioni bancarie e sta valutando se avviare una procedura d’infrazione contro l’Italia per l’applicazione del golden power". Nel frattempo, conclude, "il Governo italiano sta lavorando per rivedere la normativa e renderla più conforme ai principi comunitari". (di Andrea Persili)

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